Vaia (Spallanzani): "La situazione migliora ma i più fragili sono ancora a rischio"

Il direttore sanitario dello Spallanzani: "Non è tempo di rilassarsi: cittadini, comunità scientifica e politica insieme ne usciranno"

Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma
Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma
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29 Novembre 2020 - 10.18


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Il direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, fa il punto sulla situazione epidemiologica “L’attuale situazione è confortante e ma ci dice ancora una volta di più: moderazione, programmazione e attenzione. Ovvero, non fidiamoci del ‘nemico’, è in difficoltà ma pronto a colpire i più fragili. Tutti insieme: cittadini, comunità scientifica e politica, ce la faremo”, sottolinea.

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“Come a maggio quando avvertivamo che non era il caso di abbandonarsi ad atteggiamenti di lassismo e invitavamo i giovani a non ascoltare i ‘cattivi maestri’ e di fare attenzione alle riaperture e soprattutto alla fatidica data del 14 settembre (riapertura delle scuole e connessa problematica dei trasporti), oggi – avverte Vaia -ribadiamo: non è il tempo del rilassamento. Continuiamo nella nostra lotta, conquistando sul campo sempre più spazi di agibilità sociale”.

“Dico anche che bisogna accompagnare i cittadini con azioni di sistema che intervengano sui nodi strutturali – suggerisce il direttore sanitario – Ieri trasporti e scuole, oggi il territorio. Evitare che gli ospedali vengano occupati in maniera inappropriata, evitare la corsa affannosa ed affannata verso di essi. Ma la causa è la incapacità del cittadino ad utilizzare i servizi in maniera appropriata o piuttosto la carenza di risposte concrete di prossimità ad essi? – si domanda Vaia – Dobbiamo tornare alla programmazione come strumento di governo, a tutti i livelli. A quello spirito che ci portò alla grande aspettativa della legge 833 del 1978. Potenziare, per davvero, il territorio, dare strumenti performanti ed innovativi ai nostri operatori. Innovare nelle scuole di specializzazione – prosegue – orientarle ai nuovi bisogni che nascono nella medicina di prossimità. Essere generosi nella immissione di nuove professionalità a partire dai giovani medici”.

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Vaia ricorda i giovani medici impiegato nelle Uscar, i team di dottori e infermieri impiegati in prima linea sul territorio nei drive-in e nello scovare i focolai. “Dobbiamo consentire loro una formazione sul campo che arricchirà sicuramente la nostra sanità pubblica – precisa – Abbiamo bisogno di loro, della loro freschezza, del loro entusiasmo . Le Uscar, piene di giovani, si stanno dimostrando uno strumento strategico . Insistiamo – conclude – ma soprattutto diamo loro strumenti concreti, dalle protezioni individuali alla diagnostica e anche le terapie”.

 

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