Partendo dal Piemonte, da Giovanni Di Perri, responsabile delle Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino traccia un quadro non ottimistico:”l lockdown non è stato lo stesso e stiamo vedendo un calo lento, forse più del previsto. Il Veneto anzi aumenta di nuovo. Siamo ancora in ballo, purtroppo. C’è meno richiesta di prima sulle cure Covid, i numeri complessivi delle nuove infezioni sono in riduzione. Si liberano posti letto, anche se purtroppo su questo ha inciso anche il gran numero di morti che abbiamo avuto. Ci vorrà tempo. Nei reparti ancora abbiamo tanti malati, siamo ancora nella fase in cui sacrifichiamo moltissimi reparti, le altre specialità mediche. L’assistenza su altri fronti è chiaramente ridotta e sappiamo cosa ha comportato nella prima ondata”.
Questa seconda ondata di Sars-CoV-2 è “salita lentamente e lentamente sta scendendo – dice lo specialista all’Adnkronos Salute – I tempi saranno ancora abbastanza lunghi. Certo consideriamo anche che, con le protezioni in atto, può darsi che l’influenza quest’anno sia meno imponente sul piano del volume di lavoro. E’ quello che ci auguriamo di cuore, e se così fosse potrebbe riequilibrare l’impegno necessario in questo momento”. In Piemonte oggi “noi che ci occupiamo di Malattie infettive siamo pieni fino in fondo e saremo gli ultimi a svuotarci. Ma in generale ci sono ospedali dove sono state sacrificate la Chirurgia e la Medicina interna e occorrerà riuscire a svuotarle il prima possibile”.Dipende molto “da come ci si comporta – ragiona Di Perri – La variabile individuale pesa al 90%. Dobbiamo proteggerci e proteggere gli altri. Dipende da quanto è complessiva la responsabilità che riusciamo a costruire”. La soluzione non può essere solo il lockdown, osserva Di Perri. Occorre organizzarsi bene per le riaperture. “I test rapidi ci sono, vedo anche le farmacie attrezzate. Dipende da noi e dal nostro senso di responsabilità. Vorrei che ci si pensasse per tempo e che si gestissero bene le riaperture, che lo Stato incoraggiasse questo tipo di atteggiamento. Cioè che facesse capire che le cose si possono fare, e ne facesse un motivo di vincoli”.
Qualche esempio? “Si possono comprare le scarpe ma nel negozio si sta dentro dieci minuti, per fare un esempio. Si organizza una cena solo se si ha un test negativo. Uno studio pubblicato ha mostrato come al primo posto fra le manovre più efficaci c’è la riduzione delle piccole riunioni. Si intende situazioni come il corso in palestra, la cena al ristorante, i meeting di lavoro. Effettivamente questo non mi sorprende: ho letto centinaia di diari di contagi di settembre-ottobre e vengono riportate tante piccoli episodi incauti: il passaggio il passaggio in macchina, la visita del nipotino ai nonni, la festa di compleanno dei figli. Queste situazioni bisogna sacrificarle o organizzarle con accortezza. Un’accortezza che può essere facilitata dai tampono rapidi. Il tutto mentre guardiamo all’orizzonte del vaccino”.
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