Ippolito: "Noi siamo Cassandre inascoltate, non ignorateci anche sulla terza ondata"

Giuseppe Ippolito al Corriere: "In Italia muoiono 600 persone al giorno, ma sembra che la cosa non interessi a nessuno”.

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani
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15 Dicembre 2020 - 09.09


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Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts), commenta amaro al Corriere della Sera: “La storia non ci ha insegnato nulla!”. “I timori sono gli stessi che noi, Cassandre inascoltate, avevamo quando a giugno-luglio si pensava di aver superato l’epidemia e si riaprivano le discoteche. Il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi ancora adesso”. 

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Secondo Ippolito, “il virus è ancora lì e si diffonde sempre allo stesso modo, è pericoloso oggi come lo era a marzo scorso e come lo sarà a marzo del 2021 se non saremo stati intelligenti durante le festività di fine anno. In Italia ci sono stati 30.000 decessi per il coronavirus da quando, a fine maggio, qualcuno disse che il virus clinicamente non esisteva più”. E ancora oggi, mentre la Germania chiude, “in Italia muoiono in media 600 persone al giorno dall’inizio di novembre, ma sembra che la cosa non interessi a nessuno”.

Come il virologo statunitense Anthony Fauci, Ippolito è convinto che la pandemia resterà un problema per tutto il 2021. “La campagna di vaccinazione dovrebbe concludersi, imprevisti permettendo, alla fine dell’estate, quindi non prima del prossimo novembre potremo avere una consistente percentuale della popolazione — almeno il 75% — coperta da immunità vaccinale”.

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