Tante paure ma, al momento, ci sono le rassicurazioni: la nuova variante del Covid-19 apparsa nel Regno Unito “non preoccupa troppo”, per ora, i ricercatori e la comunità scientifica in Europa rispetto all’evenutalità che le mutazioni del virus possano rendere inefficaci i vaccini, ormai in gran parte già pronti per le campagne di vaccinazione negli Stati membri.
E’ quanto ha affermato questo pomeriggio, rispondendo alle domande dei giornalisti, Marco Cavaleri, che dirige la “Biological Health Threats and Vaccines Strategy” e presiede la “Covid-19 Pandemic Task Force” dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) di Amsterdam, durante una videoconferenza stampa dell’Agenzia in occasione della sua decisione di raccomandare l’immissione sul mercato europeo del primo vaccino anti Covid-19, quello di Pfizer-BioNTech.
“Devo cominciare col dire – ha osservato Cavaleri – che non abbiamo ancora evidenze rispetto al nuovo ceppo (del virus, ndr), per poter dire se sia suscettibile agli anticorpi generati dal vaccino. Comunque abbiamo una conoscenza abbastanza ampia sul fatto che questi vaccini sono capaci di generare anticorpi neutralizzanti, che possono neutralizzare diverse varianti del virus determinate da mutazioni nel dominio di legame per il recettore, ovvero l’area chiave per l’aggancio alle cellule del corpo umano. Perciò pensiamo, anche se non abbiamo ancora una piena conferma, che sia molto probabile che il vaccino manterrà la protezione anche contro questa nuova variante”.
A un giornalista che chiedeva poi quali particolari mutazioni, se si verificassero, rischierebbero di vanificare i vaccini attualmente disponibili, Cavaleri ha replicato: “Penso che ciò che in principio ci farebbe più paura è se vedessimo delle mutazioni multiple sulla proteina Spike e, particolarmente, nel dominio di legame per il recettore (‘receptor binding domain’, ndr)”, e se queste mutazioni “alterassero realmente il profilo antigenico del virus rispetto a questi vaccini e li rendessero incapaci di neutralizzare il virus. Ma naturalmente – ha avvertito – è davvero presto per dirlo. Dobbiamo accumulare più esperienza”.
“Penso – ha continuato Cavaleri – che dovremmo in effetti vedere questo virus cambiare in modo piuttosto sostanziale, prima di poterci trovare davvero in una situazione in cui si concretizzasse questo problema”, ovvero una situazione in cui “potremmo dover pensare se il vaccino non debba essere in qualche modo riformulato, incorporando i nuovi ceppi emergenti. Perciò per il momento – ha concluso – non siamo troppo preoccupati”.
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