In un quadro che prefigura la terza ondata, il pneumologo del policlinico Gemelli e componente del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi dà un po’ di speranza per le prossime settimane.
«Ogni ottantenne immunizzato avrà il 95% di possibilità in meno di sviluppare una polmonite e quindi di finire in ospedale».
Ieri l’esame degli ultimi dati sull’epidemia. Per la prima volta l’Rt è tornato a crescere dopo diverse settimane al di sopra di 1 e così anche il tasso di incidenza, 313 contagiati ogni 100 mila abitanti.
“Le chiusure di Natale faranno effetto dal 15 gennaio ma la curva epidemica non si è mai abbassata in modo deciso”.
Si può già parlare di terza ondata? -“È un termine sbagliato. La curva epidemica non si è mai abbassata in modo deciso e comunque ogni calo è stato il risultato delle restrizioni sociali introdotte. Se non ci fossero state, le infezioni avrebbero volato”, risponde Richeldi.
Però la situazione resta critica. Misure inefficaci? -“Sapevamo che non avremmo potuto attenderci un taglio dei contagi così netto come nel lockdown drastico dello scorso marzo – risponde il componente del Cts – D’altra parte non si poteva fare diversamente. Bisognava garantire la ripresa di alcune attività. Stanno per arrivare settimane molto impegnative. L’inverno coincide con la stagione in generale più difficile per la gestione delle malattie respiratorie. L’epidemiologia ci dice che per riportare i contagi sotto la soglia di 50 ogni 100 mila abitanti servirebbe una nuova serrata e il Paese non potrebbe sostenerla”.
Ci sono indicazioni sugli effetti delle chiusure di Natale? -“La prossima settimana avremo una risposta più chiara. Mi auguro che dopo la metà del mese di gennaio comincino a vedersi gli effetti dei nostri sacrifici. Potrebbe cominciare una nuova fase discendente che permetterà di avviare con minore affanno la vaccinazione di massa”, conclude Richeldi.
Argomenti: covid-19