Si tratta di nanoanticorpi, sviluppati lavorando su lama e alpaca, che impediscono l’ingresso del virus nelle cellule e sembrano funzionare anche in caso di mutazioni. A metterli a punto, i ricercatori svedesi dell’Istituto Karolinska, insieme a quelli dell’università di Bonn e dello Scripps Research Institute della California. A breve inizierà una sperimentazione clinica sull’uomo.
L’efficacia dei nanoanticorpi contro la proteina Spike – Secondo quanto scrive la rivista “Science”, che ha pubblicato i risultati della ricerca, ad avviare la sperimentazione sarà un’azienda spin-off dell’Università di Bonn. La ricerca eseguita sugli animali rivela che gli anticorpi che blocca la proteina Spike, impedendole di attaccarsi alla cellula umana e aprire la strada al virus, possono fermare l’infezione. Da un punto di vista terapeutico, i nanoanticorpi potrebbero funzionare meglio, perché sono molto più piccoli e capaci di attaccarsi al virus in più punti rispetto angli anticorpi normali, oltre che più stabili e facili da produrre su larga scala a parità di costi-efficacia.
Come funzionano – “Abbiamo unito insieme nanoanticorpi che si legano a due diversi punti della proteina Spike del coronavirus – spiega Martin Hallberg, uno degli autori dello studio -. Questa combinazione si attacca meglio rispetto ai singoli anticorpi ed è eccezionalmente efficace nel bloccare il virus, impedendogli di diffondersi tra le cellule umane”.
Efficace anche con le varianti – Inoltre tale terapia funziona anche con varianti del virus. “Ciò significa che il rischio che il virus diventi resistente a questa terapia è molto piccolo”, sottolinea Hallberg. Per generare i nanoanticorpi di lama e alpaca, il cui sistema immunitario produce naturalmente anticorpi e nanoanticorpi, sono stati vaccinati con la proteina Spike del coronavirus. Tra i nanoanticorpi generatisi, i ricercatori hanno selezionato quelli che si attaccavano meglio, identificandone quattro particolarmente efficaci.
Verso una terapia farmacologica – Il prossimo passo sarà quello di utilizzare i nanoanticorpi in una terapia farmacologica a complemento del vaccino, magari in chi è già statoa malato di Covid o come prevenzione per chi non può essere vaccinato o ha un sistema immunitario indebolito.
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