In due differenti interviste, Walter Ricciardi al Messaggero e Massimo Galli alla Stampa, i due virologi lanciano il medesimo messaggio.
Ricciardi. “Le varianti sono un pericolo, tutti in zona rossa per un mese”. Lo dice al Messaggero il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, Walter Ricciardi precisando che “con i colori non si può controllare davvero il contagio”.
Mentre sui ritardi dei vaccini, afferma che “Pfizer ha appena annunciato che tornerà alla normalità con le forniture, speriamo che si possa recuperare. Gli over 80 inizieranno tra febbraio e marzo. Ma io sono preoccupato perché l’organizzazione di una vaccinazione di massa ancora non è stata perfezionata, dobbiamo farci trovare pronti quando avremo un numero sufficiente di dosi. E poi abbiamo ancora troppi casi, serve per un mese che tutte le regioni siano in fascia rossa. Un lockdown vero. L’apri e chiudi è uno stillicidio, le zone arancioni sono insufficienti. Altrimenti ci troveremo nella situazione drammatica che ora stanno vivendo Spagna e Portogallo”.
Sul fatto che AstraZeneca ha confermato un taglio del 60 per cento, Ricciardi pensa che questo “non comprometterà la campagna vaccinale. Penso che invece è su un altro fronte che dobbiamo fare attenzione: serve un salto reale di qualità sull’organizzazione della vaccinazione di massa. Però dobbiamo farci trovare pronti nel momento in cui, come tutti speriamo, arriveranno molte dosi dei vaccini. Al momento questa certezza non c’è. Vedo che c’è ancora tanto disorientamento: quale sarà il meccanismo di prenotazione? Dove si faranno le vaccinazioni? Penso che siano dubbi da chiarire quanto prima. L’immunità di gregge l’avremo solo quando vaccineremo il 70-80 per cento della popolazione e secondo me siamo ancora in grado di riuscirci entro la fine dell’anno. Se ci organizziamo bene, però”.
“Il sistema dei colori delle Regioni rallenta la curva epidemiologica, la tiene sotto controllo – dice ancora il consulente del ministro della Salute -. Ma non serve a riportare i numeri ai livelli che sono compatibili con la normalità: i 50 casi ogni 100mila abitanti. Con il semplice sistema dei colori, questo obiettivo non lo raggiungeremo. Un’inversione di tendenza può avvenire solo con misure più energiche. E sono necessarie alla luce delle varianti che stanno arrivando che sono più contagiose, a partire da quella inglese che sostituirà quella attuale. Secondo i colleghi britannici è anche più letale”. Tutte le Regioni nella fascia rossa? “Sì – aggiunge – per quattro settimane. Dobbiamo stroncare subito la diffusione di nuove varianti. Dopo avere rallentato il contagio, si può ripartire un regime con testing, tracciamento e campagna vaccinale”.
Misure, quelle della fascia rossa, comunque meno rigorose del lockdwon che abbiamo vissuto a marzo. Ma sarebbero sufficienti per abbattere il contagio? “Sì afferma – l’importante è farle rispettare. Altrimenti rischiamo il lockdwon duro, come probabilmente farà presto la Francia. E guardiamo a ciò che sta succedendo in Spagna e Portogallo. In questo contesto, con la diffusione della variante inglese che circola molto nelle aule, tutti i paesi stanno chiudendo le
Galli. “Senza vaccini siamo esposti a un contagio che galoppa e varia in tutta Europa. Si devono mantenere le restrizioni fino a che non si sarà sicuri di essere usciti dalla tempesta. Ogni minima debolezza potrebbe costarci una terza ondata. Già così, con il ritardo dei vaccini, l’inverno, le varianti, e il virus che circola dentro e fuori i confini, è un rischio, se non probabile, certamente possibile”. Così, alla Stampa, Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’Università Statale di Milano e primario all’Ospedale Sacco.
“Bisognerà mantenere le misure fino a chiarire l’andamento della curva – aggiunge Galli – che resta incerto ma sempre in crescita. Le misure natalizie hanno avuto un discreto effetto, ma non sono bastate a far calare i contagi, che potrebbero impennarsi in qualsiasi momento anche per immagini dall’estero. Basta guardare all’estero per capire che non c’è da stare tranquilli. Il rischio di importazione del virus è forte, e più si allungano i tempi della vaccinazione più aumentano le possibilità di avere nuove varianti. Inutile illudere la gente, la situazione non è tragica, ma in attesa dei vaccini bisogna ricordare che l’attenzione di ognuno di noi ai propri comportamenti è la migliore arma di difesa individuale e collettiva dalla pandemia”.
È meglio lasciare chiuse le scuole, dice ancora, “perché non è vero che non sono un problema, se non altro per i movimenti che generano. Ogni tipo di assembramento in qualsiasi luogo e con persone di qualsiasi età va rimandato. E sia chiaro che da persona qualunque sarei il primo a volere riaprire tutto, ma da infettivologo so che non ce lo possiamo permettere. Se riuscissimo ad accelerare la campagna vaccinale e ad aumentare test e tracciamento, entro qualche mese si potrebbe alleggerire le misure o applicarle in maniera mirata, ma non mi pare che ci siano novità incoraggianti su queste frontiere. Sui vaccini aspettiamo i quantitativi necessari per la popolazione e sui tamponi siamo fermi come sempre. La speranza è che nel giro di qualche settimana la campagna vaccinale vada a regime, ma se faccio i conti con i ritmi attuali si finirebbe ben oltre il 2021. E ora ci rivolgiamo a medici, infermieri e Rsa, dunque a persone tutto sommato rintracciabili e convinte. Non so cosa accadrà quando si dovrà vaccinare l’Italia intera fuori dagli ospedali, con eventuali ulteriori ritardi delle forniture e il rischio di varianti che costringano a modificare i vaccini”.
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