Dati confortanti provengono dalla cura dei tumori: secondo l’Associazione italiana di oncologia medica, in occasione (Aiom) della Giornata mondiale contro il cancro, cresconono in Italia i pazienti che hanno superato il cancro.
Oggi sono circa 3,6 milioni i cittadini vivi dopo la diagnosi di tumore, con un incremento del 37% rispetto a 10 anni fa. Lo rileva.
A preoccupare, invece, è il crollo degli esami dovuto alla pandemia: sono oltre 2 milioni in meno gli screening nei primi 9 mesi del 2020.
L’appello a riavviare quanto prima programmi di prevenzione e finanziamenti – “I ritardi nelle diagnosi precoci, – avverte il presidente di Aiom Giordano Beretta, – possono causare un aumento della mortalità. I programmi di prevenzione siano riavviati quanto prima e finanziati con più risorse”.
Gli effetti collaterali della pandemia – “Il ritardo diagnostico accumulato si sta allungando ed è pari a 4,7 mesi per le lesioni colorettali, a 4,4 mesi per quelle della cervice uterina e a 3,9 mesi per carcinomi mammari – afferma Beretta -. Sono le conseguenze indirette della pandemia. Queste latenze e le relative lesioni non individuate dipendono sia dal minore numero di persone invitate che dalla minore adesione da parte della popolazione durante la pandemia, per timore del contagio”.
“L’utilizzo dei dispositivi di protezione, l’intensificazione delle procedure di sanificazione – continua – e la necessità di mantenere il distanziamento fisico anche nelle sale di attesa hanno dilatato il tempo necessario tra un esame di screening e l’altro, con conseguente riduzione del numero di sedute disponibili. Inoltre, in diversi contesti, già in epoca pre-Covid il personale allocato ai programmi di prevenzione secondaria era appena sufficiente a svolgere l’attività di base. E, in alcune regioni, il personale, che durante la prima ondata del virus era stato riconvertito a supporto dell’emergenza, non è stato ancora completamente riallocato allo screening, di fatto minando la capacità di ripresa dei programmi”.
Le risorse del Ricovery Fund nelle campagne di prevenzione – “Chiediamo – spiega Giordano Beretta -, da un lato, che sia mantenuta la completa separazione dei percorsi fra pazienti Covid e non Covid, perché le cure anti-cancro devono continuare in sicurezza anche durante la pandemia. Dall’altro lato, sono necessari il riavvio immediato degli screening in tutte le regioni e una loro radicale ristrutturazione, anche con l’acquisto di nuove apparecchiature e l’assunzione di personale. Una parte delle risorse per la sanità ricavate dal Recovery Fund può essere destinata al rafforzamento delle campagne di prevenzione, sia primaria che secondaria. Non solo”.
“Una quota consistente dei finanziamenti – conclude Beretta – dovrebbe essere indirizzata anche al potenziamento della telemedicina e al rafforzamento dell’assistenza domiciliare oncologica, creando percorsi definiti di collaborazione con la medicina di famiglia e con le strutture di cure intermedie. L’integrazione con la medicina del territorio, che ha evidenziato preoccupanti lacune durante l’emergenza sanitaria, è uno dei capisaldi da cui deve partire l’effettiva realizzazione delle Reti oncologiche regionali, purtroppo rimaste solo sulla carta o del tutto assenti in diverse regioni”.
I numeri – Nel 2020, nel mondo, sono stati stimati quasi 20 milioni (19,3) di nuovi casi di tumore. Circa un terzo può essere prevenuto: il 22% è causato dal fumo di sigaretta e il 5% dell’abuso di alcol. Nel 2020, in Italia, ne sono stati diagnosticati 377.000, circa 6.000 casi in più rispetto al 2019.