La preoccupazioni dell'Iss: "Vaccini meno efficaci sulle varianti sudafricana e brasiliana"

L'Istituto di Sanità: "Le misure restano quelle già in uso: uso delle mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani. La possibilità di venire in contatto con una variante deve indurre prudenza"

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7 Febbraio 2021 - 11.32


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Grande argomento di dibattito nell’ambito dei vaccini riguarda la loro efficacia sulle varianti brasiliane e sudafricane.

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L’Iss precisa: ”Al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia. Diversi studi sono in corso nel mondo per rispondere alla domanda”.

”Per quanto riguarda i farmaci in uso e in sperimentazione non ci sono ancora evidenze definitive in un senso o nell’altro; tuttavia alcuni articoli preliminari indicano che alcuni anticorpi monoclonali attualmente in sviluppo potrebbero perdere efficacia – si legge nella faq – I produttori di vaccini stanno anche cercando di studiare richiami vaccinali per migliorare la protezione contro le future varianti. A livello internazionale la comunità scientifica e le autorità di regolatorie stanno monitorando attentamente come cambia nel tempo il Sars-CoV-2 (il virus che causa il Covid-19) e quanto i vaccini Covid-19 possono proteggere le persone da eventuali nuove varianti del virus man mano che compaiono”.

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“Non è necessario cambiare misure per varianti, ma prudenza” – “Al momento non sono emerse evidenze scientifiche della necessità di cambiare le misure, che rimangono quindi quelle già in uso, l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e l’igiene delle mani. La possibilità di venire in contatto con una variante deve comunque indurre particolare prudenza e stretta adesione alle misure di protezione”. E’ quanto scrive l’Iss nelle faq sul tema delle varianti.

L’analisi delle varianti, si spiega, “viene effettuata dai laboratori delle singole regioni, sotto il coordinamento dell’Iss. L’Ecdc raccomanda di sequenziare almeno circa 500 campioni selezionati casualmente ogni settimana a livello nazionale, con le seguenti priorità: individui vaccinati contro Sars-CoV-2 che successivamente si infettano nonostante una risposta immunitaria al vaccino; contesti ad alto rischio, quali ospedali nei quali vengono ricoverati pazienti immunocompromessi positivi a Sars-CoV-2 per lunghi periodi; casi di reinfezione; individui in arrivo da paesi con alta incidenza di varianti Sars-CoV-2; aumento dei casi o cambiamento nella trasmissibilità e/o virulenza in un’area; cambiamento nelle performance di strumenti diagnostici o terapie; analisi di cluster, per valutare la catena di trasmissione e/o l’efficacia di strategie di contenimento dell’infezione”.

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