Parole molto chiare che, forse, quelli che parlano solo di ristoranti e impianti da sci dovrebbero leggere con attenzione.
“Considerata la circolazione” della variante inglese di Sars-CoV-2 “nelle diverse aree del Paese, si raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante Voc 202012/0, rafforzando/innalzando le misure in tutto il Paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto”.
Lo suggeriscono gli esperti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nella relazione tecnica dello studio di prevalenza sulla diffusione della variante britannica in Italia.
Secondo l’Iss, “al fine di contenerne ed attenuarne l’impatto sulla circolazione e sui servizi sanitari è essenziale, in analogia con le strategie adottate negli altri Paesi europei, rafforzare e innalzare le misure di mitigazione in tutto il Paese per contenere e ridurre la diffusione del virus Sars-CoV-2 mantenendo o riportando rapidamente i valori dell’indice Rt sotto a 1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi (in Italia tale condizione si verifica con un valore di incidenza pari o inferiore a 50 nuovi casi per 100mila abitanti in 7 giorni)”.
“Nel contesto italiano in cui la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile sta procedendo rapidamente, ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità – avverte l’Iss – può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate”.
La variante ‘Vco 202012/01’ di Sars-CoV-2, conosciuta come variante inglese, “è stata identificata nell’88% delle Regioni/Province autonome partecipanti” allo studio di prevalenza dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla variante Uk. “Le stime di prevalenza regionale risultano molto diversificate”, con valori compresi “tra 0% e 59%”. La variante è cioè presente “con percentuali rispetto ai casi totali che vanno fino al 59% in alcune aree” del Paese, precisa la relazione tecnica della ricerca che ha evidenziato come la prevalenza nazionale della variante inglese il 4-5 febbraio era pari al 17,8%.
In totale, si legge, hanno partecipato all’indagine 16 Regioni e Pa. Tre Regioni e Province non hanno partecipato. Una regione invierà i dati nei prossimi giorni, mentre un’altra Regione ha le analisi ancora in corso. Hanno complessivamente partecipato 82 laboratori. Su 3.984 casi con infezione da virus Sars-CoV-2 confermata con real-time Pcr (Rt Pcr), sono stati effettuati 852 sequenziamenti del gene S della proteina Spike o sequenziamenti in Ngs. Di questi, 495 infezioni sono risultate riconducibili a virus Sars-CoV-2 variante inglese.
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