Lo immaginavamo ma ora ci sono le conferme: in Italia già prima della pandemia avevamo un tasso di dispersione scolastica superiore al 13%, anche se il trend era in discesa negli ultimi anni grazie al lavoro che si era portato avanti: lo dice la Comunità di Sant`Egidio, al termine di un’inchiesta svolta in ventitré città di dodici regioni coinvolgendo 2.800 bambini che frequentano 80 doposcuola.
Da quando è stata introdotta la dad, nel rischio dispersione non rientrano solo di bambini svantaggiati: “la gravità dei dati raccolti non riguarda solo situazioni estreme, ma ci riguarda tutti”, tanto che “il risultato è che circa un minore su quattro è considerato a rischio dispersione. Stiamo parlando del 25% come dato su base nazionale che diventa uno su 3 al sud Italia, dove la situazione è molto più grave”.
Tra le proposte della Comunità di Sant’Egidio figura quella di “istituire la figura dello “School facilitator”, anche solo in modalità straordinaria, non permanente, legata all’eccezionalità del momento, che siano delle figure di intermediazione tra la scuola e la società per evitare che i bambini si perdano”. Ma anche di “rendere obbligatoria, come misura di lungo periodo, la scuola dell’infanzia dai 3 ai 6 anni, come avviene in Francia e che si è rivelata una misura con un impatto enorme sull’educazione e la crescita dei bambini”. Anief si dice d’accordo sulla richiesta dell’anticipo scolastico a tre anni, perché favorirebbe, oltre che lo sviluppo psicologico e formativo del bambino, anche la cultura verso la didattica.
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