Con la terza ondata alle porte, le contromisure da prendere dovranno essere limpide e severe.
L’istituzione delle zone rosse preoccupa, ma la ricetta da seguire per il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza è chiara.
“Si può e si deve, all’interno di regioni che possono essere gialle o arancioni, agire più prontamente laddove ci sono dei focolai particolarmente intensi o laddove ci sono delle varianti che possono destare una maggiore preoccupazione. È in quei casi che bisogna implementare e mettere in atto le cosiddette ‘zone rosse locali’, cioè zone che vengono sostanzialmente circondate, dalle quali non si può facilmente uscire ed entrare e all’interno delle quali si prendono dei provvedimenti di distanziamento fisico fra le persone. Questo per far sì che il virus circoli di meno all’interno di quella zona rossa e che tenda a non fuoriuscire dalla zona stessa”.
A margine della conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia in merito alla necessità di arginare le varianti con zone rosse all’interno di regioni, Rezza aggiunge: “Naturalmente si tratta di casi eccezionali, di misure che vengono prese nel caso in cui ci siano delle varianti preoccupanti o dei focolai particolarmente intensi. Sempre in quel caso, oltre a contenere si può anche fare una vaccinazione di massa, per cercare di limitare ancora di più la circolazione del virus. Lo slogan deve essere ‘contieni e vaccina’”.
Ma al momento le misure messe in campo, secondo lei, sono sufficienti o sarebbe necessario prevedere ulteriori restrizioni, magari uguali per tutto il Paese?
“Nel Paese bisogna tenere una fascia piuttosto omogenea di mitigazione- risponde ancora Rezza alla Dire- cioè non si possono totalmente allentare quelle misure che servono a tenere bassa la velocità di circolazione virale, anche perché abbiamo un’incidenza ancora piuttosto elevata e un tasso di occupazione delle terapie intensive che, anche se e’ al di sotto della soglia critica del 30%, e’ pur sempre del 24%- conclude- e quindi siamo poco al di sotto”.
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