Vaccino AstraZeneca: quali sono i casi di trombosi su cui Ema sta ancora indagando

L'indagine ha rilevato alcuni eventi sospetti di condizioni rare, con trombosi e di trombocitopenia (basso livello di piastrine nel sangue) e sanguinamento che potrebbero essere legati alla vaccinazione

Vaccino jolly contro altri virus
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18 Marzo 2021 - 20.29


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Tutti bene? Quasi: qualche sospetto rimane: le conclusioni pubblicate dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, sul vaccino anti-Covid AstraZeneca, sono chiarissime nell’escludere un aumento del rischio di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate, rispetto all’incidenza di questi casi nella popolazione in generale.
Tuttavia, l’indagine ha rilevato alcuni eventi sospetti di condizioni rare, con combinazione di trombosi e di trombocitopenia (basso livello di piastrine nel sangue) e sanguinamento, che potrebbero essere invece legati proprio alla vaccinazione, e su cui l’Agenzia ha annunciato che continuerà a indagare.
Si tratta di due sindromi, chiamate CID e CVST, ovvero rispettivamente “Coagulazione intravascolare disseminata” (formazione di piccoli coaguli in diversi vasi sanguigni) e “Trombosi cerebrale dei seni venosi” (un’ostruzione dei vasi che trasportano il sangue dal cervello verso la vena giugulare interna).
“Le evidenze che abbiamo al momento – ha sottolineato Sabine Straus, che presiede il Comitato di farmacovigilanza e analisi del rischi dell’Ema (Prac), – non sono sufficienti a concludere con certezza se questi eventi avversi siano effettivamente causati dai vaccini o no. Perciò – ha annunciato – il Prac continuerà a raccogliere informazioni su queste condizioni e studi aggiuntivi, e continuerà a mantenere un monitoraggio molto stretto” dei casi.
Il Prac, comunque, ha sottolineato che si tratta di casi molto rari: fino a ieri sera, sono stati riportati sette casi di Coagulazione intravascolare disseminata e 18 casi di Trombosi cerebrale dei seni venosi, su quasi 20 milioni di persone vaccinate.
L’Ema ha riscontrato che “quasi tutti i casi” di CID e CVST riportati nelle persone vaccinate riguardavano donne sotto i 55 anni di età. Rispondendo alle domande dei giornalisti durante la videoconferenza stampa in cui sono state presentate le conclusioni dell’indagine, Straus ha riconosciuto che potrebbe esserci un legame fra questa circostanza e l’assunzione di pillole anticoncezionali, che è già nota come fattore di aumento del rischio di trombosi, così come lo è l’abitudine al fumo. E questi elementi saranno presi in considerazione nell’indagine dell’Ema che continua ora sui casi sospetti di CID e CVST.
Un altro elemento che sarà esaminato nell’indagine riguarda le persone che hanno già contratto il Covid-19, perché “sappiamo che queste persone possono sviluppare sindromi tromboemboliche più tardi”, ha detto Straus.
“Il Prac considera anche – ha aggiunto – che è molto importante che il personale medico e le persone che vanno a vaccinarsi siano consapevoli di questi possibili eventi avversi, e che possano identificare eventuali segni o sintomi che possano apparire dopo la vaccinazione. Perciò il Comitato raccomanda di aggiungere un’avvertenza al riassunto delle caratteristiche del prodotto o al foglietto illustrativo” dei vaccini, “con una descrizione di questi casi, in modo che questa informazione possa essere fornita al personale sanitario e al pubblico”.
E nel suo comunicato di oggi sui risultati dell’indagine, l’Ema raccomanda di diffondere una serie di informazioni per il pubblico, in cui si avverte il paziente di cercare immediatamente assistenza medica “se si verifica uno dei seguenti sintomi dopo aver ricevuto il vaccino Covid-19 AstraZeneca: affanno, dolore al petto o allo stomaco, gonfiore o freddo a un braccio o una gamba, mal di testa grave o in peggioramento o visione offuscata dopo la vaccinazione, sanguinamento persistente, piccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee o vesciche di sangue sotto la pelle”.

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