Greenpeace ha portato alla luce un aspetto fondamentale del rapporto ufficiale sulle origini di Sars-Cov-2 dell’Oms pubblicato ieri.
Infatti il rapporto stilato con i dati riportati dagli ispettori mandati nella città di Whuan, probabile epicentro della Pandemia, sottolinea i rischi potenzialmente letali di malattie dovute al contatto tra la fauna selvatica e le persone, e di conseguenza quanto gli ecosistemi naturali costituiscano una zona cuscinetto importante per proteggerci dai virus provenienti dalla fauna selvatica”, ha fatto sapere Greenpeace in una nota.
“Gli allarmi provenienti dal mondo della ricerca sui rischi di malattie infettive legate alla perdita di biodiversità stanno diventando sempre più frequenti.
La distruzione degli ecosistemi naturali erode la zona cuscinetto che separa questi virus dalle persone.
Lo scorso anno il governo cinese ha compiuto alcuni passi in avanti vietando allevamento e consumo di animali selvatici, ma occorre fare di più, in Cina e altrove.
Crisi sanitarie a livello globale come l’attuale pandemia, si verificheranno sempre più spesso se non riusciremo a proteggere gli ecosistemi naturali”, afferma Pan Wenjing, responsabile Foreste e Oceani di Greenpeace Asia.
“I virus non si fermano di fronte ai confini, la cooperazione multilaterale è l’unica risposta a crisi globali come l’attuale.
Le informazioni che ci arrivano dal mondo scientifico sono chiare: la distruzione degli ecosistemi naturali agevola la diffusione di nuovi focolai di malattie.
Bisogna che governi e aziende intraprendano azioni concrete ora per proteggere gli ecosistemi a livello globale”, dichiara Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia.
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