L’infettivologo e referente per le strategie vaccinali della Regione Lazio parla delle strategie da adottare per una prevenzione efficace, la quale deve rappresentare una priorità di sanità pubblica, priorità che è venuta meno in questi ultimi anni e cha ha determinato una impreparazione nell’affrontare la pandemia di Covid: “Vaccinare se stessi per proteggere gli altri”.
“Non solo un atto sanitario, ma anche un atto sociale, uno scambio di protezione tra generazioni”, e un ruolo importantissimo, in questo senso, viene giocato dal vaccino antinfluenzale.
“Con circa 14 milioni di persone sopra i 65 anni di età nel nostro Paese mettere a punto strategie di prevenzione efficaci per proteggerli dai virus influenzali deve rappresentare una priorità di sanità pubblica, anche alla luce della possibile co-circolazione, nella prossima stagione, di virus influenzali e Sars-Cov-2”.
“Il vaccino antinfluenzale – ha spiegato l’infettivologo – svolge un ruolo importantissimo durante questa pandemia perché riducendo il numero delle persone con l’influenza ovviamente si facilita la diagnosi di Covid” e prevenendo i casi di malattie gravi che portano all’ospedalizzazione, si allevia la pressione sul sistema sanitario, già fortemente provato.
Se la campagna di vaccinazione Covid si prolungherà nel prossimo autunno si porrà il problema della co-somministrazione del vaccino antinfluenzale.
“Le indicazioni dell’Oms dicono chiaramente che la co-somministrazione non può essere fatta, ma c’è un intervallo precauzionale di circa 14 giorni.
Sono però indicazioni modificabili perché, come anche le comunicazioni del Cdc di Atlanta affermano, se i vantaggi della co-somministrazione superano gli eventuali rarissimi svantaggi, questa co-somministrazione può essere e deve essere fatta”.
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