Dopo AstraZeneca il panico riguarderà anche Pfizer?
“Si sta spargendo la voce di uno studio israeliano (ancora non sottoposto a revisione) che analizza la frequenza di infezioni e delle diverse varianti” del coronavirus Sars-CoV-2 “nelle persone vaccinate e non, e arriverebbe alla conclusione che il vaccino Pfizer” contro Covid-19 “non sia sufficientemente protettivo nei confronti della variante sudafricana (da noi poco diffusa). Niente panico perché lo studio ha molti limiti tra cui la numerosità scarsa del campione”, tranquillizza su Facebook Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova.
“Inoltre – sottolinea l’esperta, elencando i ‘punti deboli’ della ricerca – le infezioni sono state identificate a partire da una settimana dopo la seconda dose, e quindi è possibile che le persone siano state contagiate diversi giorni prima; quindi la risposta immunitaria, almeno in parte dei partecipanti, non era ancora completa. Ancora: non c’è un’analisi sulla frequenza delle infezioni nelle popolazioni vaccinate e non, ma della frequenza delle varianti nelle infezioni. Infine, sapevamo che la variante sudafricana può ridurre l’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione, ma questo non significa assolutamente che il vaccino non sia protettivo riguardo a malattia e trasmissione”, puntualizza la scienziata.
“Intanto – conclude Viola – Pfizer sta portando avanti un trial clinico per utilizzare una terza dose di vaccino e migliorare l’efficacia anche contro le varianti”.
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