Bassetti rilancia: "Riaprire le scuole anche in zona rossa"

L'infettivologo interviene sulla pandemia e spiega: "Per me la Dad non è scuola"

Matteo Bassetti
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18 Aprile 2021 - 15.06


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Per l’infettivologo Matteo Bassetti la priorità assoluta delle riaperture, come già rimarcato dal Presidente del Consiglio Draghi, è quella delle scuole, che secondo il decreto saranno aperte anche in zona rossa: “Le scuole devono riprendere anche in zona rossa, perchè i contagi avvenuti nella scuola sono assolutamente pochissimi e soprattutto la chiusura della scuola non ha influenzato l’andamento dell’epidemia”.
Lo dichiara su Facebook il direttore della Clinica di Malattie Infettive del policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti.
“Credo che, anche alla luce della mia esperienza di Professore Universitario, sia giusto per i ragazzi tornare ad avere una socialità, hanno perso due anni della loro vita dal punto di vista scolastico.
La Dad – sottolinea l’infettivologo – non è scuola, mi spiace dirlo ma nel nostro paese non siamo attrezzati, organizzati e culturalmente evoluti per avere la Dad, questo ce lo dobbiamo dire con onestà”.
Proprio nei giorni scorsi alcuni genitori hanno presentato un ricorso al Tar della Liguria contro la presenza al 50 per cento degli alunni nelle scuole.
I legali hanno depositato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, chiedendo l’annullamento dell’ordinanza della Regione Liguria che ha riportato in classe solo la metà degli studenti, a fronte del 75% previsto a livello nazionale.
Secondo Bassetti, “per arrivare alla Dad ci vuole un percorso che altri paesi hanno fatto ben prima di noi e quindi hanno sofferto meno di noi.
Ci siamo trovati da un giorno all’altro ad avere aperto un interruttore per arrivare a fare in Dad quello che si faceva in classe”.
Il direttore della Clinica di Malattie Infettive del nosocomio genovese, membro della Task force di Regione Liguria, ha evidenziato che “non erano pronti i professori, non erano pronti gli studenti, ma soprattutto non erano pronte le strutture dal punto di vista tecnologico.
Ma sono convinto che ancora non siamo pronti, quindi il ritorno a scuola è il ritorno ad una normalità di una grande scuola, come è quella italiana, che però ha bisogno del contatto.
Noi siamo un popolo che ha bisogno del contatto, ovviamente in sicurezza, e dobbiamo tornare a fare scuola come lo abbiamo sempre fatto perchè è un’ottima scuola”.

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