Variante brasiliana: anziani asintomatici infettano figli e nipoti

Da un mese in Brasile si contano più di 3.000 morti al giorno, 80mila i nuovi casi quotidiani, e il 52% dei pazienti ha meno di 40 anni.

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19 Aprile 2021 - 15.15


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La situazione drammatica in Brasile dove muoiono ogni giorno migliaia di persone dà senz’altro uno spunto di riflessione su quello che potrebbe accadere anche da noi se dovessero continuare a sviluppare nuove forme di Covid 19, nate in molti casi proprio in Paesi a basso reddito e dove il contagio dilaga inarrestabile. 
Il sospetto di molti esperti è che se nel 2020 erano i giovani a portare il virus a casa, oggi sono gli anziani vaccinati che sviluppano il virus in forma asintomatica ad essere vettori del Sars-Cov-2 verso i figli e i nipoti.
In Brasile risultano “35 milioni le persone vaccinate- afferma il virologo Andrea Crisanti, intervenuto ad Unomattina- ma allo stesso tempo sono state disapplicate e contrastate le misure di contenimento, tanto che in questo momento circolano circa 92 varianti del virus.
Non conosciamo di tutte la potenzialità in termini di trasmissione e la capacità di evadere la risposta immune indotta dal vaccino”.
Una situazione che dimostra ancora una volta, secondo il direttore di Microbiologia e Virologia dell’ A.O. Università di Padova, che “la probabilità che una variante emerga è direttamente proporzionale al livello di trasmissione.
Se a questo dato sovrapponiamo la vaccinazione- aggiunge- si crea la situazione in cui si selezionano le varianti resistenti al vaccino.
Non si vaccina con alti livelli di trasmissione, questo è l’Abc della genetica.
Più c’è moltiplicazione virale- spiega il docente- più crescono le probabilità che aumentino varianti e che possa emergere una variante resistente al vaccino”.
In sostanza “non si vaccina in presenza di varianti, perché sarebbe come trattare una persona affetta da un’infezione batterica con un basso livello di antibiotici o addirittura con antibiotici sbagliati.
Così si selezionano le varianti resistenti, è inevitabile”, puntualizza Crisanti.
Spostando il focus poi sull’età evolutiva, Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), fornisce un quadro a tinte scure: “Sentir parlare in Brasile di circa 1.000 morti in età 0-9 anni, di cui la metà sotto l’anno di età, addolora moltissimo ma trova spiegazioni anche nelle dolorose situazioni socio-economiche e ambientali in cui questi bambini vivono.
Il Sars-Cov2 è un virus estremamente pericoloso, che trova un terreno facilitato laddove ci sono delle condizioni di salute, ambientali e sociali ancora più favorevoli”.
Quella brasiliana è, quindi, “una dolorosissima situazione che purtroppo non sorprende- aggiunge Villani- La fragilità fisiologica presente nell’età avanzata e nelle primissime fasi della vita è già un fattore predisponente ad avere delle forme più gravi di infezione.
A questo poi si aggiunge un’ulteriore fragilità economico-sociale, dove i bambini versano mediamente in condizioni socio-ambientali estremamente sfavorevoli”.
Situazione allarmante sulle varianti anche in Cile.
“Qui il 70% della popolazione è stata vaccinata con il vaccino cinese e con Moderna, hanno quindi il 35% di protezione.
Praticamente tre volte l’Italia- spiega Crisanti- tuttavia hanno eliminato tutte le limitazioni legate ai contatti sociali e ai movimenti, e in poco tempo hanno importato le varianti dal Brasile facendo esplodere un’ondata senza precedenti”.
Infine, sulla validità dei vaccini, alcuni esperti indicano che la tecnologia a Rna messaggero (Pfizer e Moderna), a differenza dei vaccini a vettore virale (Astrazeneca e Johnson & Johnson), sia la strada giusta per combattere il Covid-19.
“Sono d’accordo- risponde in conclusione Crisanti- perché questi vaccini, oltre ad avere un’efficacia paragonabile a quelli a vettore virale, hanno anche grandi vantaggi: possono esser utilizzati per inseguire le varianti del virus, sono facili da cambiare e da produrre, e non inducono una immunità contro la componente stessa del vaccino, l’Rna. Viceversa, i vaccini a vettore virale inducono l’immunità contro il vettore, quindi più volte si usano e meno efficacia hanno e sicuramente non sono in grado di essere utili per una strategia che abbia l’obiettivo di inseguire e di proteggerci contro le varianti- termina il virologo- se diventassero davvero un problema di salute pubblica”.

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