L'immunologo Clerici: "Serve cautela ma la variante indiana non ostacola le riaperture"

Il direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi: "Quello che vediamo è la punta dell'iceberg. Se emerge una variante, vuol dire che ci sono molti altri casi in giro".

L'immunologo Mario Clerici
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27 Aprile 2021 - 16.10


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Mancano ancora molti dati che possano certificare l’effettiva presenza della variante indiana sul territorio, dopo i primi casi in Veneto e in Lazio, ma per il momento regna la cautela.

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A tracciare il quadro è Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.

”La variante indiana del coronavirus Sars-CoV-2 non sembra preoccupare dal punto di vista vaccinale. I due casi in Veneto riguardano un padre e una figlia rientrati dall’India, ma un paio di altri contagi erano stati intercettati in precedenza in Toscana, non collegati fra loro. Quello che vediamo è la punta dell’iceberg. Se emerge una variante, vuol dire che ci sono molti altri casi in giro. Ovviamente noi vediamo solo quello che andiamo a sequenziare”.

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Del possibile impatto di questa variante si parla con insistenza dopo che negli ultimi giorni si assiste al drammatico precipitare della situazione pandemica in India, alle prese con migliaia morti, ospedali travolti, problemi con ossigeno e assistenza. In India però ci sono stati dei detonatori del contagio, fa notare l’esperto: “Ci sono state prima le celebrazioni delle feste, durante le quali in milioni sono andati a bagnarsi nel fiume Gange insieme – elenca – Poi in vari territori, compresa una delle aree più popolose del Paese, è in corso la campagna elettorale e sono state allentate misure e organizzati comizi in vecchio stile, con migliaia di persone”.

Detto questo, continua Clerici, “sembra che la variante indiana sia suscettibile agli anticorpi indotti dai vaccini. Non dovrebbe rappresentare un problema da questo punto di visita, e non ci sono dati solidi sulla trasmissibilità”.

‘Riaperture si devono fare, cautela ma non è detto che andrà male’ – Il fatto che ci siano varianti non è di per sé una minaccia alle riaperture, secondo l’immunologo: “Si devono fare, lo dico da essere umano più che da medico. Serve cautela, ma non è detto che andrà male. Le vaccinazioni proseguono, e parlando con colleghi al lavoro nei reparti di terapia intensiva mi dicono che – nonostante i numeri non bassi – il periodo di picco è passato. Non sottovalutiamo infine l’aiuto dei raggi solari contro il virus e il fatto che i primi allentamenti avvengono su attività all’aperto”.

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