Sul coprifuoco alle 23 il Cts è scettico ma "le decisioni sono sempre della politica"

L'immunologo Abrignani (Cts): "Allungare di un'ora significa dare milioni di chance in più al virus di circolare"

Sergio Abrignani
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27 Aprile 2021 - 09.37


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Il Governo non ha dato molto ascolto agli scienziati ed esperti per stabilire le tappe delle riaperture.
A farlo capire era stato qualche giorno fa il monito di Silvio Brusaferro, presidente dell’ Istituto Superiore di Sanità, il quale aveva constatato, alla vigilia delle riaperture, una situazione epidemiologica ancora critica.
Ora arriva anche qualche segnale di insofferenza dal Cts che si limita però a dare pareri.
“Non c’è nessun dato scientifico su cosa voglia dire un’ora in più aperti o un’ora chiusi. Non esiste, come nel 99% delle cose che ci hanno interessato di questa pandemia e che sono state decise sulla base di supposizioni scientifiche, sempre con la tendenza alla mitigazione del rischio”.
A puntualizzarlo è stato Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus, intervenuto ad ‘Agorà’ su Rai3.
Rispondendo a una domanda sulla decisione di avere il coprifuoco alle 22 – decisione politica o indicazione scientifica del Cts – Abrignani ha confermato di aver detto che, a suo avviso, a livello nazionale dare un’ora in più a milioni di persone per interagire vuol dire dare milioni di chance in più al virus di circolare.
E ha aggiunto: “C’è stato un comunicato del nostro portavoce Silvio Brusaferro su questo, in cui si diceva che noi siamo a favore di tutta una serie di mitigazioni del  rischio e si diceva del mantenimento del coprifuoco.
Il Cts non decide mai nulla, dà dei pareri.
Le decisioni sono sempre della politica. Noi diamo dei pareri in scienza e coscienza, sulla base dei dati”, ha ribadito.
Ad Abrignani non piace che si parli di “un noi e un voi, come se ci fosse gente che vuole chiudere e gente che vuole aprire. È veramente un tentativo di mitigare il rischio. Abbiamo visto oltre 120mila morti in 14 mesi e non è una cosa da ridere o da discutere da tifosi.
E’ una cosa terribilmente pericolosa”.
Ora c’è “un giusto tentativo di riaprire da parte del Governo e di mitigare il rischio con tutto ciò che possiamo fare.
Se ho la certezza che sia giusto tutto questo? No, perché sulla maggior parte delle cose che decidiamo – ha ribadito – dati scientifici assoluti in questa pandemia non ce ne sono”.

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