Il virologo Menichetti: "Coprifuoco alle 22 o alle 23 cambia poco ma preoccupa l'andazzo da liberi tutti"

Il primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa: "Quello che mi continua a preoccupare è il numero delle infezioni: noi abbiamo ancora 450mila infetti quando a luglio del 2020 erano 15mila".

Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa
Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa
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28 Aprile 2021 - 16.06


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Ovviamente si è trattato di un pretesto per cavalcare un po’ di malcontento da parte delle corporazioni che soffiano per ottenere benefici mentre le famiglie dei 120 mila italiani uccisi dal virus non sono in grado di protestare contro il mancato rispetto delle regole e le riaperture facili responsabili della seconda e terza ondata.

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“Un atto politico di scarso rilievo”. Così il virologo Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, ha commentato la mozione di sfiducia al ministro della Salute, Roberto Speranza.

“Non riesco a cogliere gli elementi della sfiducia. Io non ritengo che sia stato perfetto o impeccabile o sia circondato da un Cts perfetto o impeccabile, però – sottolinea Menichetti – non ho ascoltato proposte alternative solide. E’ il ministro che fa la differenza? Non credo. Sicuramente – osserva l’esperto – una continuità durante una pandemia è auspicabile, purché non sia una continuità nell’errore. Il generale Figliuolo ha sostituito il buon Arcuri con qualche apparente risultato, dico io. Quindi – evidenzia – la continuità non è un idolo totemico. Si possono modificare gli assetti, ma devono essere scelte di assoluta responsabilità e di assoluta qualità. Il ministro non mi sembra il punto qualificante, l’importante – conclude – è poter disporre di un gruppo di tecnici molto qualificato, autorevole e ascoltato”.

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L’accordo sul coprifuoco
L’accordo raggiunto sul coprifuoco ha il buonsenso degli accordi politici ma non so fino a che punto fotografi la realtà epidemiologica della situazione”, ha proseguito il primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa.

“Quello che mi continua a preoccupare – dice Menichetti – è il numero delle infezioni: noi abbiamo ancora 450mila infetti quando a luglio del 2020 erano 15mila. L’Rt è chiaramente molto calato ma ci sono varianti che incombono. Non tanto l’indiana che è quella ora di moda, ma la brasiliana che nel centro Italia sfiora il 30% e mette in crisi i vaccini e gli anticorpi monoclonali. Se non si riesce a cambiare passo in modo deciso sulla campagna vaccinale e vaccinare entro maggio tutti gli anziani e i fragili – avverte il virologo – noi rischiamo qualcosa. Il coprifuoco – afferma – è una finta linea del Piave. La linea del Piave sono i vaccini”. 

“E poi dobbiamo smetterla di fare aperture e chiusure in base all’Rt – dice Menichetti – ma dobbiamo farle sulla prevalenza, cioè su quanti sono gli infetti che è il dato più significativo. La differenza tra il numero dei morti in Italia e quello degli altri Paesi europei – sostiene il virologo – è dovuto al fatto che negli altri Paesi hanno chiuso o aperto sulla base della prevalenza, non dell’Rt. Noi invece l’abbiamo fatto sull’Rt e il risultato è che abbiamo il primato di letalità”.

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Tornando al coprifuoco, “se parliamo dell’ora in più o in meno – afferma l’esperto – stiamo discutendo di fuffa. E’ chiaro che anche quello può contribuire al contenimento dei contagi ma il problema è solo uno: se le persone sono decise a comportarsi correttamente allora il rischio è molto ridotto e che vadano a casa alle 22 o alle 23 non cambia granché, se invece – ammonisce – le 23 viene considerato un ‘liberi tutti’ è diverso. Ma purtroppo l’andazzo mi pare quello del ‘liberi tutti’ e purtroppo c’è qualcuno che con un certo grado di irresponsabilità ergendosi a paladino degli imprenditori e dei ristoratori soffia sul fuoco e questo – conclude – non è condivisibile”.

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