L’infettivologo Massimo Andreoni prova a far chiarezza circa l’evoluzione del virus nelle sue diverse forme, a partire dall’ultima variante di Sars-Cov2 scoperta in India e diffusa in almeno 17 altri Paesi, tra cui l’Italia, secondo l’ultimo report dell’Oms.
“Non c’è dubbio che ci siano elementi di preoccupazione, perché la variante indiana è un’ulteriore dimostrazione di come il virus stia cambiando e continui a modificarsi.
Quindi, non è un virus che si è ormai stabilizzato ma un virus che continua a modificare le proprie caratteristiche antigeniche.
Questo preoccupa molto perché l’eventuale comparsa di una variante ‘immune escape’, cioè che sfugga all’immunità vaccinale, significherebbe spazzare via con un colpo di spugna tutto quello che stiamo facendo con i vaccini e ci costringerebbe a ripartire da zero”, così, Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit) e professore ordinario di Malattie infettive della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Roma Tor Vergata.
“L’altro elemento di preoccupazione che dobbiamo considerare- prosegue Andreoni- è che effettivamente le varianti si generano in funzione di quanto il virus replica: più lasciamo replicare il virus, più il virus ha probabilità di mutare ulteriormente.
Quindi, in questa fase di vaccinazione dovremo fare tutti gli sforzi possibili per ridurre al massimo la circolazione virale e, oggettivamente, c’è una qualche preoccupazione sulle nuove riaperture che riguardano da oggi tutta Italia”.
Il professor Andreoni si sofferma poi sull’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che vieta l’ingresso in Italia a chi è stato in India nelle ultime due settimane, mentre per i residenti sono previsti tamponi in partenza ed arrivo e quarantena obbligatoria.
“Si tratta di misure assolutamente necessarie- sottolinea Andreoni- ma bisogna attenzionare anche quanti sono stati tre o quattro giorni prima in India e che invece arrivano dalla Germania o da qualsiasi altro Paese e che, invece, non vengono intercettati.
Dovremo cercare di avere una stretta anagrafe degli spostamenti delle persone”.
La variante indiana potrà soppiantare quella inglese? “Questo lo dobbiamo ancora capire- risponde Andreoni alla Dire- è ancora difficile da dirsi.
Essendo diventata nettamente predominante in India ha comunque già dimostrato di essere una variante facilmente trasmissibile.
In Italia c’era stato un caso di variante indiana e non ne sono stati segnalati ulteriori, ma un caso è troppo poco per dire se possa o meno diventare la variante dominante.
Mediamente, quando il virus tende ad adattarsi, lo fa sempre in meglio ma non possiamo ancora pronunciarci”.
Secondo l’esperto della Simit sono due le modalità per sapere se i vaccini che abbiamo a disposizione saranno in grado o meno di arginare anche la variante indiana.
“La prima- informa- consiste nel monitorizzare l’evento di nuove varianti e testarle rapidamente sulla immunità vaccinale, e questo è piuttosto fattibile.
La seconda, quella più preoccupante, consiste nell’analizzare ciò che succede dal punto di vista epidemiologico.
Se improvvisamente iniziamo a vedere persone vaccinate che vengono ricoverare perché malate e che poi muoiono, abbiamo indirettamente la notizia che l’immunità indotta dal vaccino non è sufficiente a contrastare la nuova variante.
E’ auspicabile che venga scoperto con il primo sistema, perché saremmo in grado di mettere in atto immediatamente misure di contenimento.
Scoprirlo con il secondo vorrebbe dire che, purtroppo, sta circolando qualcosa che non dovrebbe circolare”.
Secondo Andreoni è comunque presto per arrivare a conclusioni definitive.
“E’ importante dire che, al momento, non abbiamo ancora elementi certi per conoscere le caratteristiche di questa variante.
Sappiamo che ci sono almeno due mutazioni che la distinguono dalla variante inglese e dalle altre.
Però conosciamo poco sulla trasmissibilità, probabilmente alta considerando quello che succedendo in India.
Non abbiamo ancora elementi certi nemmeno per quanto riguarda la letalità, mentre la risposta all’immunità creata dal vaccino sarà presumibilmente un pò ridotta, così come accaduto per la variante sudafricana”.
L'infettivologo Andreoni: "Va testata l'efficacia dei vaccini sulla variante indiana"
Il direttore scientifico della Società italiana malattie infettive: "Non è un virus che si è ormai stabilizzato ma un virus che continua a modificare le proprie caratteristiche antigeniche"
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28 Aprile 2021 - 16.20
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