Pregliasco preoccupato: "Solo tra 15 giorni sapremo se e quanto il virus crescerà con le riaperture"

Il virologo dell'Università di Milano: "Purtroppo le varianti, rispetto alla prima ondata, hanno questo elemento negativo, ci sono tantissimi casi fra i giovani, asintomatici e più difficili da individuare''.

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4 Maggio 2021 - 15.14


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La speranza che tutto vada bene c’è. Ma le preoccupazioni sono tante: ”Dopo la riapertura vedremo possibili onde in risalita, spero non particolarmente alte. Ma solo fra 15 giorni potremo fare il conto e vedere la prospettiva per l’estate prossima, in particolare su una fascia di popolazione di età bassa. Purtroppo le varianti, rispetto alla prima ondata, hanno questo elemento negativo, ci sono tantissimi casi fra i giovani, asintomatici e più difficili da individuare”.

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Così Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, ospite di ‘Timeline’ su Sky Tg24.
Gradualità nelle riaperture

La decisione politica importante evidenzia l’importanza di mettere insieme le problematiche di salute, economiche, psicologiche sociali conseguenti a questa triste pandemia. Dobbiamo governarla e gestirla in modo progressivo. Siamo tutti come una molla compressa per troppo tempo e non dobbiamo lasciarla esplodere tutta insieme. Dobbiamo stringere ancora un po’ i denti e progressivamente andare ad una maggiore apertura grazie alla vaccinazione e al clima”. 

Ripianificare le vaccinazioni


Abbiamo valori di morti giornalieri fin troppo elevati, ai quali ci siamo fin troppo abituati. La situazione va consolidata proteggendo i fragili, elemento primario”. 
Ha poi aggiunto: “Abbiamo avuto il problema della fornitura delle dosi che ora si sta risolvendo. Per equità, trasparenza e in carenza di vaccini è stato necessario fare così. Ora che si hanno una grande quantità di vaccini si può riorganizzare la campagna vaccinale, un po’ come in guerra”.
E ha spiegato: “Se ricordiamo, all’inizio la pianificazione prevedeva attività diverse: i sanitari, i ricoverati nelle Rsa, gli anziani e le persone di interesse pubblico. Ma ora che si è messo in sicurezza quella parte di popolazione, dai 65 anni in su, che paga il prezzo più alto e che c’è la disponibilità di vaccini vedremo con maggiore serenità quegli effetti sulla salute che ancora ci attanagliano”.

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