L'infettivologo Galli: "Quanti al tavolo del ristorante? Dipende se sono vaccinati o no"

Il direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale Sacco di Milano: "Comunque è una questione destinata ad essere, spero, superata molto alla svelta"

Massimo Galli
Massimo Galli
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3 Giugno 2021 - 14.33


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Non un numero secco ma un numero commisurato ai vaccini: “E’ diverso avere una tavolata di 10 vaccinati rispetto a una tavolata di persone non vaccinate. Quattro a tavola o di più? Dipende da quanti sono immunizzati. A oggi non sarebbe stato più il caso di parlare del numero delle persone che possono sedere insieme in un ristorante al chiuso, se avessimo avuto più gente vaccinata. E’ una questione destinata ad essere, spero, superata molto alla svelta. Ora decidano coloro i quali hanno la responsabilità di decidere”. 
Così Massimo Galli direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, commenta il limite per i commensali nei locali al chiuso che è stato al centro del tavolo tecnico previsto a Palazzo Chigi.
“Sarebbe stato pleonastico oggi andare a discutere di 4 persone a tavola, piuttosto che sei o 8 nei ristoranti al chiuso se – ribadisce Galli – ci si fosse dati più da fare, più rapidamente, per mettere insieme un’anagrafe vaccinale, per stabilire dei criteri ragionevoli per cui si potesse dare alle persone una ‘patente’ indicativa, almeno, di una minore facilità ad infettarsi. Fortunatamente allo stato attuale dei fatti, il procedere delle vaccinazioni consente qualche nota di ottimismo”.
“Poi ovviamente, soprattutto negli strati della popolazione non vaccinata, rimane il problema della circolazione del virus e quindi serve trovare il bilanciamento tra le due questioni: da una parte vaccinare di più e tentare di conseguenza minori restrizioni; e dall’altra avere più certezze nel consentire più attività alle persone che hanno una copertura immunitaria per vaccino o per infezione naturale”, ha concluso.

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