A Bologna e Roma storici trapianti da donatori affetti da Covid a pazienti negativi

I due riceventi affetti cardiopatie severe erano in lista d'attesa urgente nazionale e hanno ottenuto l'organo grazie a una deroga concessa dal Centro nazionale trapianti: organi ricevuti da pazienti deceduti per il virus

Trapianti da pazienti Covid
Trapianti da pazienti Covid
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10 Giugno 2021 - 10.37


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L’eccellenza italiana negli ospedali ha permesso i primi trapianti al mondo da donatori deceduti positivi al Sars-Cov-2 su riceventi negativi e privi di anticorpi.

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Un uomo di 64 anni al Sant’Orsola di Bologna e un ragazzo di 15 anni al Bambino Gesù di Roma hanno ricevuto un nuovo cuore grazie a una deroga del Centro nazionale trapianti al protocollo sperimentale sul prelievo di organi da donatori positivi al Covid. Nessuno dei due pazienti ha contratto il virus dopo il trapianto. 

I due riceventi, che soffrivano di cardiopatie severe, erano in lista d’attesa urgente nazionale e hanno ottenuto l’organo grazie a una deroga concessa dal Centro nazionale trapianti ai due ospedali rispetto al programma sperimentale del Cnt: il protocollo attualmente in vigore, infatti, consente di effettuare trapianti di organi salvavita provenienti da donatori risultati positivi al coronavirus e deceduti per altre cause, ma solo su riceventi positivi al momento del trapianto o già immunizzati per malattia pregressa o per vaccinazione.

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“Nei casi trattati al Sant’Orsola e al Bambino Gesù la gravità delle condizioni cliniche dei pazienti ha spinto le equipe mediche dei due centri a chiederci l’autorizzazione al trapianto anche se i riceventi erano privi di anticorpi”, ha spiegato il direttore del Cnt Massimo Cardillo, sottolineando che sono state “attivate immediatamente le procedure di sorveglianza infettivologica e abbiamo valutato per entrambi i pazienti che il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesse al mantenimento in lista di attesa fosse superiore all’eventuale trasmissione di patologia dal donatore. Il decorso post-trapianto ci ha dato ragione e i riceventi ora stanno bene e sono tornati a casa”.

Dall’attivazione, avvenuta a dicembre, del protocollo sperimentale, il primo a livello internazionale di questo tipo, sono stati realizzati diciannove trapianti da donatori con coronavirus. A parte i due trapianti di cuore del Sant’Orsola e del Bambino Gesù, gli altri interventi hanno riguardato il fegato e sono stati effettuati esclusivamente su pazienti che avevano già avuto il Covid-19, nessuno dei quali ha subito una reinfezione dopo aver ricevuto il nuovo organo.

Sono otto gli ospedali che hanno partecipato finora al programma sperimentale: la maggior parte degli interventi (otto) è stata realizzata dal Centro trapianti di fegato dell’Ospedale Molinette di Torino, mentre gli altri sono stati eseguiti all’Ismett di Palermo, al Sant’Orsola di Bologna, all’Ospedale Niguarda di Milano, al Policlinico di Bari e a Roma presso il San Camillo, il Policlinico Tor Vergata e il Bambino Gesù.

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Sono sedici, invece, gli ospedali dove sono state effettuate le donazioni di organi: cinque in Piemonte (Alessandria, Cuneo, Domodossola, Torino, Novara), tre in Toscana (Empoli, Massa e Pistoia), due in Lombardia (Brescia e Lecco), due in Puglia (Bari e Lecce) e uno per regione in Abruzzo (Teramo), Lazio (Roma Bambino Gesù), Liguria (Genova) e Sicilia (Catania).

 

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