Obbligo vaccinale sulla falsa riga francese? Ecco cosa dicono gli esperti

Le reazioni all'annuncio di Macron sul vaccino anti Covid obbligatorio per il personale sanitario e sul pass per andare al ristorante, al cinema o sul treno

Vaccino anti-Covid
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13 Luglio 2021 - 14.50


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All’indomani dell’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron sul vaccino anti Covid obbligatorio per il personale sanitario e sul pass per andare al ristorante, al cinema o sul treno, si accende il dibattito anche in Italia, alla luce della ripresa dei contagi e della variante Covid, e si susseguono le posizioni degli esperti sul tema.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha sottolineato che “la Francia sull’obbligo della vaccinazione del personale sanitario” contro Covid-19 “ha seguito il nostro approccio. Il decreto è stato approvato in Italia già l’1 aprile. Siamo stati il primo Paese europeo a introdurre questo obbligo. Altri ci stanno seguendo”.
Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, invita ad imparare da Oltralpe.
“Gli ospedali si sono quasi completamente svuotati di pazienti Covid e le rianimazioni sono tornate a occuparsi di tutti gli altri malati – ha scritto su Facebook – E mentre in Italia qualcuno che sembra vivere sulla luna propone nuove zone gialle o di altri colori più cupi, in Francia scatta l’obbligo vaccinale per i sanitari e da agosto non potrai più andare al ristorante, al bar, sul treno, sul pullman o al cinema e a teatro senza essere vaccinato o avere un tampone negativo. Dal 21 agosto vale per tutti quelli che hanno più di 12 anni. Guardiamo e impariamo. Nel calcio siamo campioni d’Europa e nella gestione della pandemia e del green-pass? Non ci saremmo nemmeno qualificati”.
Per quella fetta di popolazione che ancora non si è immunizzata contro Covid-19, “la miglior strategia è spiegare che il vaccino protegge al 100% dalla malattia grave e ne abbiamo le prove” ha detto l’infettivologo Stefano Vella, docente di Salute all’università Cattolica di Roma ed ex presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, commentando la stretta in Francia sulle libertà concesse a chi non è vaccinato.
“E poi, cosa che voglio sottolineare ai giovani, prendersi questo virus non fa affatto bene e ci sono effetti collaterali ancora sconosciuti – ha sottolineato – più che di un vaccino, sarei più preoccupato di beccarmi un virus sconosciuto. Per questo parlare di obbligo vaccinale non è un’eresia. Se io voglio andare in Africa devo presentare un certificato con tutti i vaccini fatti altrimenti non mi fanno entrare e non mi sento limitato nella mia libertà”.
“Dobbiamo anche smetterla di dire che la variante Delta è solo più contagiosa – avverte Vella – Se vediamo i dati inglesi, sono aumentati anche i ricoveri in ospedale e in terapia intensiva. Magari saranno meno gli anziani, e quindi in rapporto ci saranno meno decessi, ma i giovani sono più colpiti”.
Vella ha ricordato che “questo è un virus che non si sa ancora cosa combina” e si è visto che “può fare strane cose. Rimane a lungo addosso, si sposta nel sistema nervoso e fa danni”.
“L’idea di una vaccinazione ‘fai da te’, opzionale e arbitraria, mi sembra oramai davvero ‘fuori logica’ e soprattutto mi pare inutile, perché lascia aperte autostrade di criticità nel tempo della presunta ‘fine epidemia’ – dice all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzate – Non è più tempo di discutere sul ‘vaccino sì o vaccino no’, proprio perché nel momento dell’auspicata ripartenza la variante Delta rischia di farci perdere il vantaggio parzialmente acquisito. Ecco perché non è bizzarra la soluzione decisa dal governo francese di estendere l’obbligo della vaccinazione a chi deve affrontare un impatto turistico, sociale e professionale”. “Il rischio è che, per scelte incomprensibili di pochi, si trovino a pagare il prezzo di eventuali nuove restrizioni anche tutti gli altri. Il vaccino anti Covid è un’arma straordinariamente importante e al momento è anche l’unica veramente efficace”, ha ricordato lo specialista.
“Questo è un momento in cui in tutto il mondo, in Europa in particolare e in alcuni Paesi come Spagna, Portogallo e Uk, vi è una circolazione importante della variante Delta” di Sars-CoV-2 “che si connota per una contagiosità decisamente superiore alla già più contagiosa variante inglese. I dati che abbiamo a disposizione ci raccontano di persone con una sola dose di vaccino che possono sviluppare patologia in qualche caso anche grave” dice Franco Locatelli, portavoce del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus e presidente del Consiglio superiore di sanità, ospite del Life Sciences Pharma & Biotech Summit organizzato da ‘Il Sole 24 Ore’. “Questo rende ragione della scelta di completare il ciclo vaccinale più velocemente possibile – sottolinea – Va fatto con la stessa determinazione avuta in questi mesi e seguendo il piano sviluppato dal commissario straordinario Figliuolo”.
“Lo dico da presidente del Consiglio superiore di sanità: va incentivata e fortemente raccomandata la vaccinazione” anti-Covid “del personale scolastico docente e non. Oggi esiste ancora una disparità fra regioni” nelle coperture del personale “che va decisamente eliminata. Ci sono alcune regioni che hanno percentuali di immunizzazione superiori al 90% e altre che superano appena il 60%. Questa eterogeneità va eliminata per rendere omogenea la copertura nel personale scolastico e creare tutte le condizioni per una ripresa con continuità” dell’attività didattica in aula, è il messaggio lanciato da Locatelli. “Io mi sono fortemente espresso per l’obbligatorietà della vaccinazione anti Covid per il personale sanitario” ricorda. Mentre “la problematica che pertiene il personale scolastico è più complessa. Credo che la strada maestra sia molto di più quella della persuasione e del convincimento, per procedere sia alla vaccinazione del personale scolastico sia a quella degli adolescenti e i genitori di questi adolescenti devono assolutamente fidarsi”. L’esperto spiega che occorre fornire “tutti gli argomenti che certamente alla scienza non mancano”. Va dato “un messaggio forte e la raccomandazione” al vaccino è “da promuovere anche attraverso campagne mediatiche. Convincere tutti alla vaccinazione è l’unica strategia per uscirne”, conclude.
Per Roberto Burioni, docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, “non vaccinarsi, sulla base dei dati inequivocabili di sicurezza ed efficacia, è una scelta autolesionista, irrazionale che danneggia l’intera società. La politica deve decidere se consentire agli irresponsabili la libertà di comportarsi in questo modo. La Francia ha deciso di no” twitta il virologo.
Sempre su Twitter Burioni poi ha scritto: “Curiose convergenze. In Francia estrema destra ed estrema sinistra unite nella difesa dei no-vax. Intanto il solo annuncio di Macron ha spinto alla vaccinazione oltre un milione di ‘titubanti’. Dedicato a quelli che ‘le maniere forti non funzionano, bisogna convincere'”. “Non è giusto fare portare il peso dei disagi causati da chi per ignoranza ed egoismo non si vaccina a coloro che hanno avuto il senso civico di vaccinarsi. Questo il succo del discorso (sacrosanto) di Macron”, ha aggiunto lo scienziato sul social.
Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale di Milano, promuove a pieni voti la decisione della Francia di introdurre l’uso del Green pass per accedere a bar, ristoranti, trasporti e tutti gli eventi con più di 50 persone. “Per un rigorista come me è una bella idea, quindi ben venga anche da noi” dice il virologo all’Adnkronos Salute. “Io credo che sia l’elemento per facilitare un’adesione al vaccino. E bene hanno fatto in Francia – ricorda Pregliasco – anche nella campagna pubblicitaria sugli effetti collaterali del vaccino”, dove vengono mostrate per esempio due persone che si baciano. “Effetto collaterale che in questo caso è un effetto positivo: quello di poter vivere e riprendere oggettivamente le attività”. Dunque vincolare le principali attività al Green pass “ci sta, a questo punto. E’ un modo – sottolinea – per riuscire a contemperare una convivenza civile col virus. Quindi ognuno di noi si prende la responsabilità e l’onere degli eventi avversi che possono capitare, però lo si fa in un’ottica di solidarietà e di qualità di vita complessiva della comunità. Dobbiamo pensare anche agli altri, a noi stessi e ai nostri fragili”.

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