L'incredibile Zangrillo insiste: "Virus clinicamente inesistente, basta allarmismi"

Il professore tristemente noto perché da quando ha detto per la prima volta che il virus era morto ci sono stati altri 94 mila morti. E ora ripete le stesse cose

Alberto Zangrillo
Alberto Zangrillo
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21 Luglio 2021 - 09.49


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Alberto Zangrillo ci riprova e si riaccende la polemica. 
Da quando la scorsa estate dichiarò la morte clinica del virus, visione che poi si è rivelata clinicamente sbagliata, ci sono stati oltre 94mila morti, viste che oggi si è quasi raggiunto quota 128mila.

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“Il mio compito di clinico è interpretare la realtà. Il 31 maggio 2020 dissi che il virus era clinicamente inesistente, perché nel mio ospedale da un mese non entrava un paziente da ricoverare per Covid. Oggi ripeterei esattamente la stessa cosa, perché nell’ultima settimana sono arrivati 11 contagiati di cui 8 rimandati a casa e 3 ricoverati per motivi non gravi”. 

Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione all’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, prorettore dell’università Vita-Salute San Raffaele, conferma così in un’intervista l’evidenza di un “virus clinicamente morto” almeno nei reparti.

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“Nessuno vuole disconoscere la pandemia – precisa – ma ci sono anche altri malati di cui non bisogna dimenticarsi. La vera domanda è: a settembre avremo un sistema sanitario in grado di valorizzare i medici di famiglia? Con i pediatri sono la cura più corretta per il Covid”, assicura ribadendo la necessità di potenziare l’assistenza sul territorio. L’esperto ripete il suo basta agli allarmismi.

“Hanno portato solo a un clima negativo – osserva – Ricordo all’inizio della pandemia, quando alle 18 la Protezione civile snocciolava numeri veri, ma che ripetuti ogni giorno drammatizzavano la situazione. Spaventare le persone non è mai educativo”. E oggi, secondo Zangrillo, “non c’è correlazione tra ciò che viene comunicato e quello che accade. Le previsioni, per esempio, sono sempre negative e scoraggiano la popolazione”.

Lo specialista invita a “stare ai dati dell’Istituto superiore di sanità, secondo cui negli under 30 lo 0,07% corre il rischio di morte e negli under 40 lo 0,28%. Questo per dire che c’è una grande differenza con chi ha più di 70 anni. Il tasso di letalità negli under 40 è 800 volte più basso che negli over 80”.

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Ma cosa dire ai giovani allora? “Di non farsi i fatti propri, di usare la mascherina e di non creare assembramenti inutili. Penso rispondano più a un discorso di responsabilità che di paura. E’ inutile dire loro che rischiano l’ospedale se non è così”. Ciò premesso, “ho 3 figli che vanno da 25 a 33 anni tutti coperti con 2 dosi, e anche fossero stati più piccoli – assicura Zangrillo – li avrei vaccinati”.

 Insomma, “bisogna dare banalmente più valore alla mascherina invece di fissarsi su mille paure – insiste il primario del San Raffaele – Anche i gel disinfettanti nei negozi ormai sono inutili. In reparto io non vado più bardato come un astronauta, ma solo con la mascherina”.

Quanto all’obbligo di vaccinazione per medici, infermieri e altri operatori a contatto con i pazienti, “non sono d’accordo. Penso si debba percorrere con forza il criterio dell’informazione corretta e, qualora ci si trovi di fronte a persone ostinate, è doveroso che vengano presi dei provvedimenti a tutela dei pazienti. Non sono per l’obbligo – chiarisce Zangrillo – perché come dimostra un articolo uscito su ‘Nature’ è difficile andare oltre l’80% di vaccinati e la restante parte non si convincerà né con l’insistenza né con la forza”.

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Sui politici ‘esitanti’, il medico spiega: “Io non ho mai scoperto il braccio davanti a una telecamera, ma certo l’ambiguità della politica non è un buon esempio. In generale, usare la sanità come tema di disputa non è bello. Non mi piace questa divisione tra una sinistra coercitiva e una destra libertaria”.

 Nemmeno il Green pass all’italiana convince Zangrillo: “Per me il buon senso e il rispetto valgono più di ogni attestato – dice – Inoltre, mi pare sconveniente caricare della responsabilità dei controlli i gestori delle varie attività”. E la differenza tra ristoranti e discoteche per cui nel primo caso basterebbe una dose di vaccino e nel secondo ne servirebbero 2?

“Francamente mi sembra una cavolata”, risponde.

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E “con tutto il rispetto – aggiunge – non sono d’accordo” neanche con Confindustria che starebbe pensando di chiedere il Green pass ai lavoratori. “Al Governo c’è una persona stimata come Draghi. Fidiamoci di lui, anche perché decide per conto suo”.

E il suo paziente più famoso come sta? “Il presidente Berlusconi segue le mie indicazioni e, nonostante vada per gli 85 anni e sia una persona fragile, vive un momento di buon equilibrio”, rassicura il suo medico personale. Come guarito dal Covid si è vaccinato? “Sì, è guarito e vaccinato”.

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