Bassetti: "Che la risposta ai no vax arrivi dalla scienza e non dalle calche in piazza"

"Dobbiamo parlare con loro'" dice l'infettivologo e primario del reparto del San Martino di Genova

Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova
Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova
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26 Luglio 2021 - 15.10


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“Alle persone che scendono in piazza” contro il vaccino anti Covid o contro il Green pass “dovremmo parlare, se hanno voglia di ascoltare, e la miglior risposta deve venire dalla scienza”.
Lo ha sottolineato Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova.
“Una delle critiche più forti che arriva da quella piazza è che i vaccini sono sperimentali – ha ricordato Bassetti – E’ giusto che sia la scienza a rispondere: la tecnologia a mRna è del 1990 è comunque l’azienda BionTech” che ha sviluppato il vaccino a mRna “è del 2008, sono passati quindi molti anni da quelle ricerche, si stava lavorando a questi vaccini per la Sars e per Ebola. Diamo informazioni scientifiche complete e con equilibrio”.
“Mi chiedo però – ha aggiunto – come faranno queste persone in autunno quando la situazione epidemiologica potrebbe essere più complicata. Se non si convinceranno ad immunizzarsi bisognerà trovare degli strumenti per proteggerle”.
“In una situazione di pandemia senza la variante Delta potevamo permetterci di arrivare all’immunità di gregge con l’80% della popolazione vaccinata, ma con la Delta così diffusa meglio superare quella soglia e arrivare all’85-90%”, ha evidenziato ancora.
“Se manteniamo il ritmo di vaccinazioni degli ultimi giorni, a settembre dovremmo arrivare all’80-85% degli italiani immunizzati – ha aggiunto Bassetti – ma non dobbiamo più mollare. Il ritmo è aumentato perché c’è stato ‘l’effetto Draghi’, ovvero il decreto sull’obbligo di Green pass per accedere in alcuni luoghi pubblici, “ma quando sarà passato dobbiamo continuare a comunicare che è necessario vaccinarsi, perché chi fa il vaccino avrà una forma di malattia paragonabile all’influenza ma chi no lo fa – ha concluso – potrà anche avere una forma anche più aggressiva e rapida della malattia vista la diffusione della variante Delta”.

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