Sergio Abrignani, membro del Cts, professore ordinario di Immunologia all’Università Statale e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare Invernizzi del Policlinico di Milano, ha parlato della somministrazione concomitante della terza dose di anti Covid e del vaccino antinfluenzale: “In medicina, combinare i vaccini è la regola”.
Ha poi proseguito: “La terza dose serve per rinforzare l’immunità. Non si sa se ci vorrà la quarta, ma per tanti vaccini la terza dura almeno cinque anni”.
“Si può combinare – ha spiegato – qualsiasi dose anti-Covid, prima, seconda o terza, con il vaccino antinfluenzale. Quest’anno si tratterebbe di due iniezioni, mentre per l’anno prossimo alcune aziende come Moderna lavorano a una fiala unica. È una possibilità in più per i soggetti per cui è raccomandata la terza dose ovvero i fragili e gli over 60, gli stessi a cui è consigliato l’antinfluenzale. Lo stesso giorno, magari su braccia diverse, possono ricevere due iniezioni”. Non sullo stesso braccio, ha sottolineato, “soprattutto per evitare fastidio in un punto solo, ma va bene anche sullo stesso braccio”.
In ogni caso, nessun problema per la somministrazione concomitante: “L’anno scorso, per esempio, molti anziani hanno fatto l’antipneumococcica con l’antinfluenzale. D’altra parte diamo ai bambini esavalente e trivalente. Gli unici vaccini da fare a distanza di due settimane da altri sono quelli a virus vivi attenuati, come appunto il trivalente e quelli contro varicella e rotavirus. Si tratta di farmaci per bambini, che non c’entrano con le categorie interessate dalla terza dose. L’unico vaccino di questo tipo per anziani è quello contro l’herpes zoster, detto fuoco di Sant’Antonio, che nel caso va fatto a due settimane dalla seconda dose”.
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