L'efficacia di Pfizer e Moderna resta alta anche 7 mesi dopo la seconda dose

Sono alcuni dei dati diffusi dall'Iss, sulla base del quarto report a cura del Gruppo di lavoro Iss-ministero della Salute 'Sorveglianza vaccini Covid-19. Tuttavia l'efficacia cala davanti alla variante Delta

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6 Ottobre 2021 - 18.20


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L’efficacia dei vaccini anti-Covid a mRna – Pfizer e Moderna – resta alta nel tempo, a 7 mesi dalla seconda dose. Cala, però, davanti alla variante Delta. Sono alcuni dei dati diffusi dal’Istituto superiore di sanità (Iss), sulla base del quarto report a cura del Gruppo di lavoro Iss-ministero della Salute ‘Sorveglianza vaccini Covid-19’.
Efficacia
Almeno nella popolazione generale per la quale, “a 7 mesi dalla seconda dose” di vaccino “non si osserva una riduzione significativa di efficacia in termini di protezione dall’infezione (sintomatica o asintomatica), che rimane dell’89%. Anche contro il ricovero e il decesso la protezione resta elevata (96% e 99%) a 6 mesi dalla seconda dose”. Lo riferisce l’Istituto superiore di sanità (Iss), sulla base del quarto report – a cura del Gruppo di lavoro Iss-ministero della Salute ‘Sorveglianza vaccini Covid-19’ – sull’analisi congiunta dei dati della sorveglianza integrata Covid-19 e dell’Anagrafe nazionale vaccini.
Sono stati esaminati i dati di più di 29 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino a mRna, seguite fino al 29 agosto 2021, riporta l’Iss. L’efficacia – precisa – è stata valutata confrontando l’incidenza di infezioni (sintomatiche e asintomatiche), ricoveri e decessi a diversi intervalli di tempo dopo la seconda dose con quella osservata nei 14 giorni dopo la prima dose, considerato come periodo di controllo.
“Nei primi mesi di vaccinazione”, dunque, “rimane elevata la protezione del rischio di infezione nella popolazione generale, mentre è stata osservata una riduzione di efficacia nel tempo per immunocompromessi e fragili. A 7 mesi dalla vaccinazione non si registra una riduzione dell’efficacia dei vaccini Covid-19 a mRna nella popolazione generale, mentre si osserva una lieve diminuzione nella protezione dall’infezione (sintomatica o asintomatica) in alcuni gruppi specifici”. Gli esperti evidenziano che “i dati sono coerenti con quelli ottenuti dal confronto con i non vaccinati, pubblicati settimanalmente nel report esteso dell’Iss. E’ fondamentale continuare questo tipo di aggiornamenti e monitoraggi anche nei mesi futuri”, raccomandano.
Variante Delta
L’efficacia dei vaccini Pfizer e Moderna cala davanti alla variante Delta. “Confrontando i dati tra gennaio e giugno 2021, periodo in cui predominava la variante Alfa” del coronavirus, “con quelli tra luglio e agosto, a prevalenza” variante “Delta, emerge una riduzione dell’efficacia” dei vaccini anti-Covid a mRna “contro l’infezione dall’84,8% al 67,1%. Resta invece alta l’efficacia contro i ricoveri (91,7% contro 88,7%)”.
“L’apparente riduzione di efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione – precisano gli esperti – potrebbe essere dovuta al tempo intercorso dalla vaccinazione e/o ad una diminuita efficacia contro la variante Delta. Potrebbero inoltre avere contribuito eventuali modifiche comportamentali, a seguito del rilassamento delle altre misure preventive (uso di mascherine, distanziamento fisico)”.
Pazienti fragili e Over 80
A differenza delle persone sane, si osserva una riduzione dell’efficacia del vaccino nelle persone immunocompromesse, in quelle con comorbidità, negli over 80 e negli ospiti delle Rsa. In particolare, “nelle persone immunocompromesse si osserva una riduzione dell’effetto protettivo verso l’infezione a partire da 28 giorni dopo la seconda dose”. Ma “la stima, in questo caso – precisa l’Iss – presenta una variabilità elevata dovuta in parte al ridotto numero di soggetti inclusi in questo gruppo, ma anche connessa alla diversità delle patologie presenti in questa categoria”.
Quanto invece alle “persone con comorbidità , si osserva una riduzione della protezione dall’infezione, dal 75% di riduzione del rischio dopo 28 giorni dalla seconda dose al 52% dopo circa 7 mesi”. Infine “diminuisce leggermente, pur rimanendo sopra l’80%, l’efficacia contro l’infezione nelle persone sopra gli 80 anni e nei residenti delle Rsa”.

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