La terza dose sarà una necessità per tutti, ma in tempi e modi diversi rispetto alle due dosi somministrate fino ad ora.
Se davvero stia arrivando una quarta ondata (i casi quotidiani sono in aumento) ancora non è chiaro, “con questo virus che cerca di aggirarci in tutti i modi”, ma “qualunque cosa accada questo inverno, è più rassicurante affrontarla con l’85% di vaccinati”, ha spiegato in un’intervista a Repubblica Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico.
Terza dose: le ultime notizie
In Gran Bretagna si sta “già osservando un calo di efficacia dei vaccini”, e “c’è probabilmente bisogno delle terze dosi, e non c’è nulla di strano. La maggior parte dei vaccini che conosciamo prevedono tre dosi. Adesso è giusto dare la precedenza a chi ha più bisogno, poi l’ulteriore richiamo potrà essere esteso a tutti” ha spiegato ancora Abrignani.
“L’85% di vaccinati senza obbligo sono un dato straordinario – aggiunge – Se, come spero, arriveremo al 90% entro l’anno, sarebbe un risultato stellare ed è possibile che presto arrivi l’autorizzazione anche per i bambini. Gli Usa hanno iniziato a rallentare già al 50%. Dei 6-7 milioni di persone che mancano da noi, la maggior parte può essere convinta”, dice ancora. “Gli irriducibili con certezze paranoidi sono attorno a un milione, e con chi si nutre di false certezze non si può discutere”.
Nonostante l’efficacia dei vaccini in uso resti alta contro la malattia severa, quella nei confronti del contagio scende nel tempo, tra i 6 i 9 mesi dopo la somministrazione. Quel che si sa per certo è che diminuiscono gli anticorpi e durante l’inverno la possibilità di contagio aumenta: per questo si sta programmando e somministrando già a certe categorie una terza dose o un richiamo.
La differenza tra terza dose e richiamo
C’è una differenza tra “terza dose” e “richiamo”? La terza dose ha lo scopo di completare un ciclo vaccinale negli immunodepressi, cioè quelle persone che non hanno risposto in maniera efficace alla prime due dosi. In sostanza, ci sono cicli vaccinali che, per funzionare, sono composti di tre dosi (o comunque di una dose in più). Il richiamo, invece, va fatto a distanza di almeno sei mesi dalla seconda dose. È di fatto un secondo ciclo vaccinale, che viene fatto dopo un certo periodo di tempo per riattivare la produzione di anticorpi.
In sintesi, la dose addizionale (terza dose) è una dose di vaccino che viene somministrata in aggiunta, a completamento del ciclo vaccinale primario, con l’obiettivo di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria.
La dose “booster” è invece una dose di richiamo successiva al completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata a distanza di un dato intervallo di tempo al fine di mantenere o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale. La dose “booster” va somministrata dopo almeno sei mesi dall’ultima dose.
Attualmente, quando parliamo di terze dosi, parliamo di una dose extra rispetto alle prime due dosi del vaccino mRna perché le prime due dosi non hanno fornito una protezione sufficiente contro il COVID-19. Ed è per questo che alcune persone hanno bisogno di una terza dose per raggiungere un livello di immunità che sia protettivo.
Al contrario, quando parliamo di dosi di richiamo, parliamo di una dose aggiuntiva, oltre ai primi due vaccini a RNA messaggero, perché temiamo che nel tempo la protezione generata dai primi due possa diminuire. Oppure è anche possibile che la protezione ottenuta dai primi due non funzioni altrettanto bene contro un nuovo ceppo, come il ceppo Delta prevalente ora.
Per raggiungere i 900 mila immunocompromessi compresi nella platea designata dal governo, con la media giornaliera di somministrazioni toccata nell’ultima settimana ci vorranno ancora quattro mesi circa. Si tratta di 660 mila persone in attesa della terza iniezione a distanza di 28 giorni dalla seconda. Pazienti fragili, che più degli altri possono risentire degli effetti del Covid 19 per via della loro precaria situazione clinica.
Altro discorso per la terza dose a distanza di sei mesi dal primo ciclo di vaccinazione. Il cosiddetto “booster”, riservato a una platea di circa tre milioni di persone. Tra questi ci sono persone di età superiore ai 60 anni, ospiti delle Rsa, medici e operatori sanitari. Si tratta della fascia di popolazione cui il governo ha deciso di dare priorità. “E con una media 56 mila somministrazioni distribuite ogni giorno, chiudere la campagna di richiamo entro l’anno appare un obiettivo più realizzabile”, nota oggi la Stampa.
“Per chi ha fatto Johnson&Johnson servirà un richiamo in tempi molto brevi: a sei mesi dalla vaccinazione si inizierà a procedere, tenendo in considerazione l’età, ma verosimilmente una terza dose sarà necessaria per tutti”. Così il sottosegretario al Ministero della Salute Pierpaolo Sileri, su Radio Capital.
“Entro l’anno – ha spiegato – si procederà con la terza dose per anziani e personale sanitario, poi da gennaio il resto della popolazione, scaglionato in base a quando è stata somministrata la prima e la seconda dose. L’Aifa può accelerare questo percorso, ma è auspicabile una scelta condivisa di tutta Europa: c`è un boom di contagi in alcuni paesi europei, anche se possono sembrare paesi lontani, il rischio c`è anche per noi, perché con l’aumento dei casi aumenta il rischio che si diffondano nuove varianti”.
Moderna sembra essere un vaccino un po’ più stabile
L’indebolimento della protezione riguarda tutti i vaccini anche se Moderna sembra essere un vaccino un po’ più stabile: ha una concentrazione di Rna messaggero più alta di quella inoculata da Pfizer e, al momento, sembrerebbe essere il vaccino che si “indebolisce” meno.
Non c’è accordo tra gli scienziati sulla necessità di un richiamo per tutti, invece, anche se si ipotizza che, con il tempo, verrà fatto. Il calendario delle terze dosi, invece, è quello indicato da Ema (l’Agenzia del farmaco europea) e applicato in Italia. In ordine di priorità: immunocompromessi, over 80, residenti nelle Rsa, personale sanitario, over 60 fragili.
La terza dose si è resa necessaria per l’arrivo della variante Delta o per il calo di efficacia vaccinale? Come spiega oggi il Corriere della Sera, la terza dose è stata anticipata a causa della Delta, “perché, essendo molto più trasmissibile, riesce a contagiare anche i vaccinati (con percentuali molto basse rispetto ai non vaccinati). Questo ha cambiato lo scenario. Probabilmente a un certo punto i richiami sarebbero stati comunque necessari, ma magari più avanti”.
Le dosi ci sono, perché al momento l’Italia ha in stoccaggio quasi dieci milioni di fiale pronte per essere utilizzate.
Tutte le ultime sulla terza dose: differenze con richiamo e i vaccini più "resistenti" nel tempo
Abrignani (Cts): "Qualunque cosa accada questo inverno, è più rassicurante affrontarla con l'85% di vaccinati"
Preroll AMP
globalist Modifica articolo
26 Ottobre 2021 - 11.56
ATF AMP