La pandemia, il Covid, i grandi ignavi e la variante sudafricana

Ce lo avevano detto, scritto, documentato, ripetuto innumerevoli volte nei mesi scorsi. Emergency e Oxfam. Avevano avanzato proposte, chiesto ai Grandi della Terra impegni concreti, immediati.

La pandemia, il Covid, i grandi ignavi e la variante sudafricana
Covid in Sudafrica
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

27 Novembre 2021 - 19.37


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Ce lo avevano detto, scritto, documentato, ripetuto innumerevoli volte nei mesi scorsi. Emergency e Oxfam. Avevano avanzato proposte, chiesto ai Grandi della Terra impegni concreti, immediati. Nulla da fare. E ora i Grandi ignavi, succubi o complici di Big Pharma  si trovano a dover affrontare l’emergenza della variante sudafricana del Covid-19.

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Sara Albiani, policy advisor su salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, Presidente di Emergency hanno dichiarato 

“A marzo scorso – ricordano in una nota congiunta Sara Albiani, policy advisor su salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency -abbiamo condotto un’indagine intervistando 77 epidemiologi da 28 paesi del mondo. La stragrande maggioranza di loro aveva dichiarato che se non si fosse aumentata la copertura vaccinale a livello globale sarebbero potute sorgere varianti del virus resistenti al vaccino. 2/3 di loro avevano avvertito che c’era solo 1 anno a disposizione per non vanificare l’efficacia dei vaccini e contenere le mutazioni del virus. Non vi sono ancora evidenze sulla pericolosità della nuova variante B.1.1.529, né sull’efficacia dei vaccini nel contrastarla, ma è certo che l’allarme diffuso oggi è frutto della politica miope con cui finora si è affrontato il tema dell’accesso ai vaccini nel mondo. Fino a quando soltanto una parte della popolazione mondiale sarà vaccinata, il virus avrà la possibilità di circolare, di replicarsi velocemente e quindi di mutare. In questo momento i milioni di persone che si sono già vaccinate negli Usa, nel Regno Unito o in Italia, dove è già partita la campagna per la terza dose, si sentono più al sicuro. Rimane comunque altissimo il rischio che senza un cambio radicale delle attuali politiche, tutti gli sforzi fatti fin qui potrebbero essere vani. Rendere accessibili i vaccini anche nei paesi poveri significa oggi più che mai proteggerci tutti”.

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Richieste inevase

Alla vigilia del vertice del G20, svoltosi a Roma il 30-31 ottobre, Oxfam aveva chiesto ai leader dei Venti  di intraprendere azioni concrete per aumentare drasticamente la produzione di dosi di vaccini Covid-19, favorendone in tal modo l’accesso anche nei paesi in via di sviluppo, promuovere un’equa ripresa economica, combattere la fame, ridurre le emissioni di gas serra, aiutare i paesi più poveri ad affrontare i cambiamenti climatici in atto. È urgente che i leader del G20 pongano fine allo scandaloso divario nell’accesso ai vaccini e che agiscano radicalmente sull’attuale gestione della pandemia, che sta lasciando indietro, senza vaccini, milioni di persone nel sud del mondo.

Consegnati appena il 14% dei vaccini promessi dai Paesi ricchi

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Le nazioni ricche avevano inizialmente promesso che qualunque vaccino sicuro sarebbe diventato un “bene pubblico globale”, impegnandosi a distribuire 1,8 miliardi di dosi nei paesi in via di sviluppo. A un anno di distanza solo 261 milioni di fiale (il 14%) sono state consegnate e mentre nei Paesi ad alto reddito in media più del 60% della popolazione è stata vaccinata, nelle aree più povere del mondo la percentuale si attesta a meno del 2%.

“All’incontro di Roma i leader hanno l’opportunità di tradurre in fatti le parole usate nel corso di un intero anno segnato da una profonda crisi sanitaria ed economica e da un’emergenza climatica senza precedenti”, aveva affermato in quell’occasione Jorn Kalinski, Senior Advisor di Oxfam.

 Invece di sostenere la proposta di sospensione del monopolio dei brevetti avanzata da Sud Africa e India, allo scopo di aumentare la produzione di vaccini e ridurne i costi, i paesi ricchi hanno accumulato per sé più dosi di quante ne abbiano bisogno, e hanno continuato a perpetuare un sistema che permette alle aziende farmaceutiche di non trasferire scienza e tecnologia ad altri potenziali produttori.

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“La pandemia ha posto in evidenza le distorsioni di un sistema economico, segnato da grandi disuguaglianze – aveva aggiunto  Kalinski – La ricchezza dei miliardari è aumentata da 8 a 15 mila miliardi di dollari nel giro di due anni, mentre centinaia di milioni di persone si sono ritrovate in condizione di fame e povertà. I capi di Stato e di governo G20 possono fare la differenza e garantire un futuro dignitoso a queste persone, mostrando volontà politica e leadership.”

 La pandemia ha posto sfide inimmaginabili a tutti i governi del mondo ma non tutti avevano capacità finanziarie adeguate per farvi fronte. Nel 2020 le economie avanzate hanno speso circa il 20% del loro PIL a sostegno della propria popolazione ed economia, mentre i Paesi emergenti o a basso reddito rispettivamente solo il 5% e il 2%.

Il vertice di Roma si è chiuso senza risultati significativi, lasciando irrisolte tutte le questioni poste da Emergency e Oxfam. 

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Un appello autorevole

Tra i sottoscrittori ci sono l’ex primo ministro inglese Gordon Brown, l’ex presidente francese Francois Hollande, l’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov e Yves Leterme, ex primo ministro belga. Tra le firme anche gli ex presidenti del Consiglio italianiRomano Prodi e Mario Monti. A spendersi per la sospensione delle licenze sono anche i premi Nobel Joseph Stiglitz, Francoise Barre-Sinoussi e Muhammad Yunus.

Nel testo si invitano gli Stati Uniti ad intraprendere “un’azione urgente” per sospendere i diritti di proprietà intellettuale per i vaccini Covid-19 per contribuire ad aumentare le vaccinazioni a livello globale. Una misura simile è stata proposta all’Organizzazione mondiale del commercio da India e Sud Africa in rappresentanza di 60 paesi ma è stata respinta con voto contrario di quasi tutti i paesi occidentali, Italia compresa. Una misura di questo tipo avrebbe riflessi sui profitti delle case farmaceutiche che producono il farmaco. Alcune, come AstraZeneca hanno affermato di non avere intenzione di guadagnare sui vaccini finché la pandemia è in corso. Altre, a cominciare da Pfizer che ha già messo a bilancio profitti aggiuntivi per 15 miliardi di dollari, seguono una linea opposta. Linea che cozza con gli ingenti finanziamenti pubblici che queste aziende hanno ricevuto nelle fasi iniziali, e più rischiose, della messa a punto del vaccino.

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Se passasse la sospensione dei brevetti i paesi in via di sviluppo potrebbero produrre autonomamente copie dei vaccini senza timore di essere citati in giudizio per violazioni della proprietà intellettuale. “Una rinuncia ai diritti è un passo fondamentale e necessario per porre fine a questa pandemia. Deve essere combinato con la garanzia che il know-how e la tecnologia sui vaccini siano condivisi apertamente ”, hanno scritto i firmatari. Aggiungono che una deroga unita ad altre misure “amplierebbe la capacità di produzione globale, non ostacolata dai monopoli industriali che sono causadella terribile carenza di approvvigionamenti che frena l’accesso ai vaccini”. I firmatari aggiungono che l’accesso iniquo ai vaccini avrebbe un impattosull’economia globale che pregiudicherebbe la ripresa. Un avviso peraltro insistentemente ripetuto anche dal Fondo monetario internazionale. “Il mondo ha visto uno sviluppo senza precedenti di vaccini sicuri ed efficaci, in gran parte grazie agli investimenti pubblici statunitensi”, si legge nella lettera. “Eppure per la maggior parte del mondo l’accesso al vaccino è ancora una lontana speranza. Nuoveondate di sofferenza stanno sorgendo in tutto il mondo. La nostra economia globale non può ricostruirsi se rimane vulnerabile a questo virus “.Interpellato dal Financial Times il premio Nobel Stiglitz ha ricordato come la sospensione dei brevetti per ragioni di emergenza sia un’opzione già contemplata dai trattati ma che i paesi raramente vi fanno ricorso senza accordi per timori di ritorsioni. L’economista ha sottolineato anche il ruolo dei fondi pubblici nello sviluppo del vaccino e come le aziende farmaceutiche abbiano già incassato ingenti guadagni sulle fiale.

La tragedia in numeri

Dall’inizio della pandemia a livello globale i morti sono stati 4.5 milioni, secondo le stime ufficiali. Tuttavia proprio di pochi giorni fa è l’aggiornamento delle stime elaborate dall’Economist secondo cui le morti in eccesso a livello globale dall’inizio della pandemia, hanno raggiunto un totale di 15 milioni . Quattro sono le varianti potenzialmente in grado di “bucare” i vaccini e monitorate dall’Oms: Alpha, Beta, Gamma e Delta.

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A maggio, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva chiesto un impegno globale per assicurare che entro fine settembre in ogni paese del mondo la copertura vaccinale fosse del 10%, obiettivo di per sé bassissimo e che comunque in molti paesi non sarà possibile raggiungere se si conferma il trend attuale.

Il fallimento dell’iniziativa Covax: nel 2021 sarà vaccinata appena il 23% della popolazione dei Paesi in via sviluppo.

Anche il Covax, l’iniziativa che dovrebbe consentire ai Paesi in via di sviluppo l’accesso ai vaccini, ha pagato le dosi di Pfizer/BioNTech in media 5 volte di più del loro potenziale costo di produzione, faticando per avere le forniture necessarie in tempi brevi perché i Paesi più ricchi, disposti a pagare prezzi molto più alti, hanno avuto di fatto la precedenza nell’acquisto e nella contrattazione con le case farmaceutiche produttrici. Un meccanismo perverso che ha portato a un enorme fallimento: secondo le stime della Pva  (People’s Vaccine Alliance, della quale sono membri Oxfam, Emergency, Amnesty International, Unaids)  i soldi spesi fino ad oggi dal Covax sarebbero stati sufficienti a garantire un ciclo di vaccinazione completa ad ogni persona nei Paesi a basso e medio redditose i prezzi garantiti fossero stati equi e a fronte di un’offerta sufficiente di dosi.Al contrario, nella migliore delle ipotesi, con il Covax sarà vaccinato appena il 23% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo entro la fine del 2021.

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 La corsa al rialzo dei prezzi: i richiami per le varianti potrebbero costare fino a 175 dollari a dose, 148 volte il costo stimato di produzione

La corsa al rialzo continuo dei prezzi purtroppo non sembra arrestarsi nemmeno ora, nonostante l’acquisto di un numero senza precedenti di dosi a livello globale, che avrebbe dovuto produrre una progressiva riduzione del costo dei vaccini. L’Unione Europea ha ad esempio pagato ancora di più per gli ultimi ordini da Pfizer/BioNTech.Un trend che continuerà in assenza di un’azione dei governi, spinto dalla possibilità che siano necessarie dosi di richiamo per gli anni a venire a causa dello sviluppo di nuove varianti. Il Ceo di Pfizer ha suggerito che si potrà arrivare fino a 175 dollari per dose, ossia 148 volte il potenziale costo di produzione.

 Il report di Pva documenta anche altri casi di prezzi eccessivi pagati fino ad ora: l’Unione Africana per il vaccino Pfizer/BioNTech sta pagando 6,75 dollari a dosche – per quanto risulti essere il prezzo più basso dichiarato dalle aziende produttrici – è ancora quasi 6 volte il potenziale costo di produzione. In altre parole, una dose costa più di quanto l’Uganda spenda per la salute di ogni cittadino in un anno intero; il prezzo più alto per i vaccini Pfizer/BioNTech è stato pagato da Israele con 28 dollari a dose, quasi 24 volte il potenziale costo di produzione;    l’Unione Europea potrebbe aver pagato, per 1,96 miliardi di dosi, ben 31 miliardi di euro in più rispetto ai potenziali costi di produzione;     Moderna ha praticato prezzi da 4 a 13 volte superiori rispetto ai costi di produzione stimati, facendo pagare al Sud Africa un prezzo tra 30 e 42 dollari a dose;    la Colombia, che è stata gravemente colpita dal Covid, ha pagato il doppio del prezzo pagato dagli Usa per i vaccini Moderna.Per l’acquisto dei vaccini Pfizer/BioNtech e Moderna si stima abbia pagato 375 milioni di dollari in eccesso.

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Affrontare un’emergenza planetaria, come è quella del Covid, con una logica “emergenzialista” è un errore esiziale. C’è chi lo ripete. Inascoltato. 

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