Un solo monoclonale funziona contro Omicron e poi c'è la pillola Merck. Il parere dell'immunologo Clerici

L'immunologo Clerici ha parlato delle armi che abbiamo per sconfiggere il Covid, ora che la variante Omicron ha cambiato le carte in tavola.

Un solo monoclonale funziona contro Omicron e poi c'è la pillola Merck. Il parere dell'immunologo Clerici
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5 Gennaio 2022 - 15.59


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Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi ha raccontato: “Contro la variante Omicron abbiamo perso molta dell’efficacia dell’arma rappresentata dagli anticorpi monoclonali: ne funziona solo uno da quello che emerge dagli studi. Se questa variante si diffonde come sta facendo, quell’arma lì la perdiamo. Ed è ancora più importante avere a disposizione le pillole antivirali. Questo tipo di terapia è quella che ci ha permesso di trasformare l’Aids da malattia mortale a malattia cronica con sopravvivenza simile a quella dei non infetti con Hiv. Tutto ciò è stato possibile grazie agli antivirali. Sappiamo che funzionano e che sono la terapia che nel lungo termine fa la differenza”.

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Negli ospedali italiani è stata avviata la distribuzione del primo di questi antivirali orali, la pillola di Merck (Msd fuori da Usa e Canada), molnupiravir. Quattro compresse al giorno per un ciclo della durata di 5 giorni, questa la modalità di assunzione. Potrà cambiare il quadro negli ospedali, dove si avverte in misura crescente la pressione di Covid, sull’onda del boom di contagi? “Rispetto a sei mesi fa quando non c’era niente, solo cortisone e ossigeno, per trattare questi pazienti, avere la disponibilità di farmaci antivirali che, anche se al 50-60%, sembrano essere in grado di impedire la progressione di malattia ci dà uno spazio immenso per muoverci”, ragiona l’immunologo.

“Il limite è il solito – avverte – sono farmaci che devi prendere subito, appena hai sintomi, per evitare il peggioramento della malattia. Il rapporto costo-beneficio è fantastico, ma questi farmaci non sono privi di effetti collaterali e sicuramente li hanno più dei vaccini. Sono farmaci potenti, perché il nemico da combattere è potente. Senz’altro ci hanno aperto una finestra immensa che fino a pochi mesi fa non c’era. Va ribadito in ogni caso che i farmaci non rimpiazzano i vaccini”.

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Le persone, osserva Clerici, “devono vaccinarsi perché col vaccino hanno la protezione. I farmaci sono un supplemento, qualcosa in più”. I vaccini sono la via maestra, “sia se vediamo la cosa dal punto di vista dei costi per la sanità pubblica, che sono più alti per i farmaci, sia per gli effetti collaterali”.

Adesso il modo migliore di usare le pillole antivirali “è sui pazienti non vaccinati o con singola dose che arrivano in Pronto soccorso con i primi sintomi e hanno fattori di rischio. Quello è il profilo perfetto – indica l’esperto -. Ancora i medici sul territorio non sono pronti a usarli essendo farmaci approvati da poco, qualcosa di nuovo, ma senz’altro presto si farà ed è importante che i medici del territorio sensibilizzino i pazienti che potrebbero beneficiare di questi trattamenti. Il vantaggio grosso è che sono pillole e sono più facili da usare rispetto ai monoclonali. Anche se a breve dovrebbero essere approvati anche monoclonali per via sottocutanea e diventerà molto più semplice gestirli”.

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