Covid, Battiston: "Oltre alla Omicron c'è la Delta che fa morti, sbagliato combatterle allo stesso modo"

Sulla pandemia l'analisi del docente di Fisica all’università di Trento e coordinatore dell`Osservatorio epidemiologico dello stesso ateneo.

Covid, Battiston: "Oltre alla Omicron c'è la Delta che fa morti, sbagliato combatterle allo stesso modo"
Il fisico e epidemiologo Roberto Battiston
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9 Gennaio 2022 - 10.16


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La quarta ondata del Covid fa paura perché ci sono sia la variante Delta che quella Omicron che hanno scombinato tutti i piani.

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“Assistiamo a una sorta di rimozione collettiva sulla variante Delta, ma non c’è nessuna prova che sia scomparsa. Anzi, probabilmente è la principale responsabile dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva. In questo momento, in realtà, è come se ci fossero due epidemie diverse: quella dovuta appunto alla Delta e quella riconducibile a Omicron, con effetti meno gravi sulla salute ma così contagiosa da farci rischiare un lockdown di fatto. Per poter affrontare efficacemente questa fase, è fondamentale avere chiara tale distinzione. E magari adoperarsi per distinguere chi si ammala di una variante piuttosto che dell’altura”.

 Lo ha detto dopo le ultime analisi condotte sui numeri del Covid, Roberto Battiston, docente di Fisica all’università di Trento e coordinatore dell`Osservatorio epidemiologico dello stesso ateneo.

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“Supponiamo anche che Omicron rappresenti l`80% dei 200mila nuovi casi giornalieri: ne restano 40 mila che sono riconducibili alla Delta. Nonostante l’esplosione di Omicron, Delta ha continuato a espandersi nelle ultime settimane: a ridosso di Natale causava 30-35mila nuovi contagi al giorno, oggi ne provoca, probabilmente, circa 40mila”, sottolinea aggiungendo che la variante Delta “è all’origine dei casi più gravi nei non vaccinati: decessi e ricoveri nelle terapie intensive. Se non la si argina rapidamente o non si prendono opportune misure di potenziamento delle strutture di emergenza, si rischia il collasso del sistema ospedaliero nei prossimi 30 giorni”.

Quindi, secondo l’esperto, si dovrebbe poter distinguere tra chi si ammala di una variante e chi dell’altra ma “purtroppo sul sequenziamento dei tamponi, tecnica che permetterebbe di distinguere Delta da Omicron, siamo molto indietro, abbiamo dati insufficienti e con grande ritardo rispetto allo sviluppo della pandemia. Quindi ci muoviamo quasi alla cieca, sparando con le stesse armi a bersagli molto diversi tra loro”.

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