Il volto di San Nicola (ovvero Babbo Natale) ricostruito in 3D
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Il volto di San Nicola (ovvero Babbo Natale) ricostruito in 3D

Uno studio ci mostra la sua vera fisionomia e conferma l’iconografia del personaggio che tutti conosciamo

Il volto di San Nicola (ovvero Babbo Natale) ricostruito in 3D
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14 Dicembre 2024 - 22.13 Culture


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Le sembianze del volto di San Nicola, il santo dal quale si fa derivare il personaggio di Santa Claus – ovvero il Babbo Natale che in questo periodo riceve le letterine in cui i bambini di tutto il mondo esprimono i loro desideri – sono state ricostruite in 3D dal team di Cicero Moraes, esperto di grafica brasiliano. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista OrtogOnLineMag.

Per ricreare il volto, sono stati utilizzati i dati raccolti a inizio anni ‘50 da Luigi Martino nel suo studio anatomo-antropologico dei resti scheletrici del Santo, con il permesso del Centro Studi Nicolaiani presso la Basilica Pontificia di San Nicola a Bari, dove le spoglie del Santo sono state traslate da Myra, dove morì. Moraes ha spiegato che “Inizialmente abbiamo ricostruito il cranio in 3D usando questi dati”, specificando come San Nicola presentasse un “cranio che ha un aspetto molto robusto”, con un “volto forte” e le “dimensioni sull’asse orizzontale più grandi della media”, dunque un viso molto largo. Queste caratteristiche, “unite a una folta barba, ricordano molto la figura che abbiamo in mente quando pensiamo a Babbo Natale”.

“Poi abbiamo tracciato il profilo del viso utilizzando proiezioni statistiche. Abbiamo integrato questo con la tecnica della deformazione anatomica, in cui la tomografia della testa di una persona vivente viene regolata in modo che il cranio del donatore virtuale corrisponda a quello del santo. Il volto finale è un’interpolazione di tutte queste informazioni, alla ricerca di una coerenza anatomica e statistica”. Sono risultate due serie di immagini: una in scala di grigi e l’altra con l’aggiunta di elementi ispirati all’iconografia di San Nicola, come barba e vestiti. Ma le spoglie del santo hanno rivelato anche come probabilmente avesse frequenti mal di testa, perché soffriva di una grave artrite cronica alla colonna vertebrale e al bacino.

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La storia di San Nicola inizia 1.700 anni fa, nel quarto secolo dopo Cristo, quando era vescovo di Myra in Licia, provincia dell’Impero Romano nell’odierna Turchia. Il culto di San Nicola si diffuse dapprima in Asia Minore con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Myra; nel VI secolo a Costantinopoli gli furono dedicate addirittura ventisei chiese. Numerosi scritti in greco e in latino ne fecero progressivamente diffondere la venerazione verso il mondo bizantino-slavo e in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d’Italia, allora soggetto a Bisanzio.

Dopo la conquista di Myra da parte dei musulmani nel 1085, le città di Venezia e Bari entrarono in competizione per impossessarsi delle reliquie del santo e portarle in Occidente: nel 1087 un gruppo di marinai baresi per primi trafugarono le sue ossa e così San Nicola divenne patrono di Bari; nel 1100 le ossa più piccole del santo, tralasciate dai baresi, furono recuperate dai marinai veneziani e trasportate nell’abbazia di san Nicolò al Lido, e san Nicola dichiarato protettore della potente flotta della Serenissima.

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San Nicola era così diventato, già nel Medioevo, uno dei santi più popolari del cristianesimo e protagonista di molte leggende: secondo due versioni tradizionali, si racconta che donò la dote a tre ragazze povere per evitare che si prostituissero e potessero sposarsi, e che riportò in vita tre bambini, che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne.

Nel tempo, la devozione verso San Nicola crebbe soprattutto in nord Europa, insieme all’usanza di scambiarsi doni il 6 dicembre, giorno della sua morte. Essa si fermò con la Riforma protestante, ma non nei Paesi Bassi, dove era chiamato Sinter Klaas (forma abbreviata di Sint Nikolaas in olandese) e raffigurato in abiti vescovili rossi con una lunga barba bianca. Dall’Europa all’America, a Nuova Amsterdam – ribattezzata New York nella seconda metà del Seicendo dopo l’occupazione inglese – il Sinter Klaas olandese divenne Santa Claus (dalla variante Nikolaus del nome Nicola), il nome di Babbo Natale nei Paesi anglofoni.

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L’iconografia che conosciamo oggi si è affermata nell’Ottocento grazie al disegnatore Thomas Nast, che si era ispirato alla poesia di Clemen Clarke Moore «A Visit from St. Nicholas», scritta e recitata per i propri bambini nel Natale 1822, da cui derivano tutte le caratteristiche di Babbo Natale. È stata poi la Coca Cola a rendere celebre questa raffigurazione negli anni ’30, scegliendo Babbo Natale come testimonial delle sue bevande.

Pochi giorni fa, un nuovo ritrovamento ha rimesso tutto in discussione: alcuni archeologi dell’Università Hatay Mustafa Kemal sostengono di aver trovato la tomba del santo sotto la chiesa bizantina di san Nicola in Turchia. Se confermata, tale scoperta potrebbe riscrivere la storia di San Nicola, ma non cambierebbe nulla nell’affetto che ormai il suo personaggio gode in tutto il mondo come Babbo Natale.

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