Un ricerca mostra l'Universo primordiale come un estremo slow-motion cosmico

Un nuovo studio su 200 quasar rivela che l'Universo primordiale appare cinque volte più lento dell'attuale, supportando la teoria di Einstein sulla dilatazione temporale cosmica. Confermate le teorie di Einstein

Un ricerca mostra l'Universo primordiale come un estremo slow-motion cosmico
Big Bang
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4 Luglio 2023 - 09.41


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Osservando l’Universo subito dopo il Big Bang, sembra che siamo spettatori di un estremo slow-motion cosmico, secondo una nuova ricerca dell’Università di Sydney pubblicata su Nature Astronomy. La ricerca indica che l’Universo primordiale appare a noi come se scorresse circa 5 volte più lentamente dell’Universo attuale. Se immaginiamo un orologio ipotetico nell’Universo primordiale e lo osserviamo dalla Terra, vedremmo la lancetta dei minuti scattare ogni 5 minuti.

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Questo risultato è stato ottenuto osservando quasi 200 quasar, che sono nuclei di galassie distanti con enormi buchi neri al loro interno. Questi quasar sono stati utilizzati come “orologi” cosmici. In precedenza, il rallentamento dell’Universo era stato rilevato fino a circa la metà dell’età dell’Universo attraverso l’osservazione di supernove lontane, che sono i resti di stelle massicce che sono esplose. Monitorando questi 200 quasar distanti per due decenni, il nuovo studio ha rilevato uno slow-motion più marcato per l’Universo entro poco più di un miliardo di anni dalla sua formazione.

Questo risultato conferma in modo più forte delle osservazioni precedenti le previsioni di Einstein sulla dilatazione temporale del cosmo. Secondo la teoria della relatività ristretta di Einstein, l’espansione dell’Universo implica che l’Universo primordiale debba apparire a noi molto più lento dell’Universo vicino a noi.

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Questo fenomeno è una conseguenza del concetto einsteiniano dello spaziotempo, in cui le dimensioni dello spazio e del tempo sono parte di una singola entità fisica. Ciò implica che se lo spazio si espande, il tempo si dilata e rallenta, e viceversa.

Gli astronomi hanno combinato le osservazioni effettuate a diverse lunghezze d’onda e hanno utilizzato i 200 quasar come “orologi” cosmici per tracciare il tempo nella vita dell’Universo. Oltre a confermare la coerenza tra le proprietà osservate dei quasar e la loro distanza cosmologica, lo studio rappresenta la prima dimostrazione che l’indagine dei quasar lontani può identificare e misurare la dilatazione temporale del cosmo concettualizzata da Einstein, confermando la sua previsione di un Universo in espansione.

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