Nuovo studio rivela la composizione chimica del pianeta Mercurio

Uno studio basato sui dati della sonda Messenger della Nasa ha rivelato la presenza e la distribuzione del cromo sulla superficie di Mercurio, fornendo informazioni sulla sua composizione e storia geologica.

Nuovo studio rivela la composizione chimica del pianeta Mercurio
Mercurio
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13 Luglio 2023 - 09.30


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Mercurio, il pianeta più vicino al Sole e con un nucleo di dimensioni straordinarie, è al centro di uno studio sulla sua composizione chimica, in particolare per quanto riguarda il cromo. La ricerca, intitolata “Chromium on Mercury: New Results From the Messenger X-Ray Spectrometer and Implications for the Innermost Planet’s Geochemical Evolution”, è stata pubblicata sulla rivista Journal of Geophysical Research Planets dell’American Geophysical Union.

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Il team di ricerca, coordinato dall’Università dell’Arizona, ha utilizzato i dati raccolti dalla sonda Messenger della NASA, che è stata attiva fino al 2015, insieme a modelli informatici. Mercurio è ancora un pianeta poco conosciuto, avendo ricevuto solo le visite delle sonde Mariner 10 e Messenger, entrambe della NASA.

La sonda Messenger (Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry, and Ranging) ha evidenziato che Mercurio è molto diverso dalla Terra, non solo per le dimensioni del suo nucleo rispetto al mantello, ma anche per la sua composizione chimica. Il pianeta presenta quantità relativamente basse di ossigeno, il che indica che si è formato da materiali diversi durante le prime fasi del Sistema Solare, sebbene sia difficile definire con precisione il suo stato di ossidazione attuale.

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Per approfondire la composizione chimica di Mercurio, il team di ricerca ha utilizzato i dati della sonda Messenger per misurare e mappare la distribuzione del cromo sulla superficie del pianeta. Il cromo è un elemento conosciuto per la sua brillantezza e resistenza alla corrosione e può esistere in una vasta gamma di stati. La quantità di cromo presente può fornire informazioni sulle condizioni chimiche che erano presenti quando è stato incorporato nelle rocce del pianeta.

Gli scienziati hanno osservato che la quantità di cromo su Mercurio varia, in base a modelli che simulano le fasi di separazione della crosta, del mantello e del nucleo. Confrontando i risultati dei modelli con i dati sulle quantità di cromo misurate, il team di ricerca conclude che Mercurio deve avere una concentrazione significativa di cromo nel suo vasto nucleo metallico, fornendo nuove informazioni sullo stato di ossidazione generale del pianeta. Inoltre, l’analisi mostra che man mano che il pianeta diventa più carente di ossigeno, la quantità di cromo presente nel nucleo aumenta. Secondo gli autori dello studio, questa scoperta migliora notevolmente la nostra comprensione della composizione e dei processi geologici all’interno di Mercurio.

Larry Nittler, ricercatore presso l’Università dell’Arizona e primo autore dell’articolo, ha commentato: “È la prima volta che il cromo è stato rilevato e mappato direttamente sulla superficie di un pianeta. A seconda della disponibilità di ossigeno, può essere presente come ossido, solfuro o minerali metallici. Combinando questi dati con modelli avanzati, possiamo ottenere informazioni uniche sull’origine e sulla storia geologica di Mercurio”.

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L’identikit del pianeta è destinato a diventare sempre più preciso grazie a BepiColombo, missione congiunta Esa-Jaxa destinata appunto allo studio di Mercurio; la sonda, lanciata il 20 ottobre 2018, dovrebbe entrare nell’orbita del corpo celeste nel 2025 ma ha già compiuto tre sorvoli realizzando delle immagini di grande interesse. BepiColombo, inoltre, vanta una significativa partecipazione dell’Italia che, grazie al supporto e alla gestione dell’Agenzia Spaziale Italiana – in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Università di Roma “La Sapienza” – ha realizzato con l’industria nazionale 4 dei 16 strumenti ed esperimenti a bordo.

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