Gaetano Scirea: oggi sono 25 anni dalla sua morte

Una tragica morte che il mondo del calcio ancora rimpiange: era il 3 settembre 1989 quando il capitano della Juventus morì in un tragico incidente

Gaetano Scirea
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3 Settembre 2014 - 15.52


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Una morte che non dà pace quella di Gaetano Scirea: il mondo del calcio si riunisce spesso e trova sempre un modo elegante per ricordare questo straordinario calciatore, questa strepitosa persona. Gaetano Scirea era un uomo amato da tutti e forse è proprio per questo che il suo ricordo vive concretamente in tutte le persone che hanno avuto a che fare con lui, o in chi ha potuto semplicemente ammirare le sue prodezze sul campo da gioco.

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Quel drammatico incidente d’auto è avvenuto su una strada polacca il 3 settembre 1989: Gaetano Scirea se n’è andato, con la discrezione e l’eleganza che erano insite nel suo modo d’essere.

Si trovava in Polonia per andare a fare l’osservatore per la Juventus, di cui era allenatore in seconda: condivideva la panchina insieme al suo grande amico Dino Zoff.

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La Juventus, suo grande amore, ha voluto ricordare così il suo strepitoso capitano:

“Non passa anno da quel tragico 3 settembre di venticinque anni fa senza che la Juventus e il mondo del calcio italiano si fermino in raccoglimento per ricordare una delle più nobili figure della storia di questo sport: quella di Gaetano Scirea – si legge – Esempio di lealtà e correttezza in campo grazie alla classe cristallina di cui era dotato, che gli permetteva di ergersi tra gli avversari con eleganza e intelligenza (mai un’espulsione in carriera), fuori dal terreno di gioco è stato un modello di umanità e garbo, stimato da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e dalle generazioni future. “Gai” se ne andò nel 1989, a soli 36 anni, mentre era in Polonia per la sua Juve, ad osservare il prossimo avversario dei bianconeri in Coppa Uefa, il Gornig Zabrze. Nel 25° anniversario della sua scomparsa, la società e tutto il popolo bianconero si stringono a Mariella e Riccardo nel ricordo dell’indimenticabile campione”

Sono passati 25 anni da quel tragico giorno, eppure il mondo del calcio non si dà pace e lo piange ancora. Gaetano Scirea se ne andò il 3 settembre del 1989, in un tragico incidente su una strada polacca, dove era andato da fare l’osservatore per la Juventus di cui era allenatore in seconda, sulla panchina insieme al suo grande amico Dino Zoff.

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UN APPUNTAMENTO COL DESTINO – Inutile stare a recriminare sui motivi dell’incidente: una squadra da visionare, il Gornik, di modeste proporzioni, eppure da non snobbare in quanto prossima avversaria della Juventus in Coppa Uefa; la fretta di dover prendere un aereo per rientrare; la fatalità di una strada da percorrere in auto quasi inservibile; l’errore umano al momento dell’incidente; la superficialità dell’autista nel trasportare delle taniche piene di benzina in macchina, taniche causa dell’incendio che non diede scampo né a Gaetano, né ad altre due persone… Una serie di fattori sfortunati che farebbero dire ai più fatalisti che quello era proprio il suo momento.

UN UOMO AMATO DA TUTTI – Eppure non può essere il momento giusto per morire per un uomo di 36 anni, con una moglie e un bimbo piccolo. E soprattutto non può essere il momento giusto per un uomo così. Di solito la morte ci rende miracolosamente migliori e anche le persone più criticate in vita riescono a trovare dopo il trapasso chi ricorda di loro pregi, virtù e bei momenti condivisi. Per Scirea non fu necessario il tacito processo di beatificazione che prima o poi tocca a tutti: questo perché anche quand’era vivo tutti parlavano bene di lui. Lo amava sia chi lo conosceva personalmente, sia chi lo conosceva di riflesso da quello che allora i media potevano offrire.

COME NELLA VITA, COSI’ SUL CAMPO – Scirea se n’è andato in silenzio come aveva vissuto. Per morire, è finito lontano da casa, quella casa dove tutti i suoi connazionali lo apprezzavano per la sua riservatezza, la sua pacatezza e le innumerevoli altre doti che chi lo conosceva bene ha sempre decantato: Gaetano era infatti un uomo semplice, ma dotato di grande profondità, sensibile, estremamente buono nell’animo, leale, corretto e dotato di buon senso non comune. Parlava poco, ma a detta di tutti non lo faceva mai a sproposito. Eppure, nonostante sembrasse schivo, non era ombroso, ma anzi era una persona serena e che amava ridere. Chi non aveva potuto conoscerlo di persona, lo valutava per com’era sul campo: un esempio di correttezza. Difensore elegante e versatile, interpretava il ruolo di libero con autorevolezza e dando grande sicurezza sul campo. Tecnicamente era bravo, talmente bravo da essere capace di interventi mirati senza fare male all’avversario. Ecco perché in carriera non fu mai espulso, caratteristica più unica che rara per un giocatore nel suo ruolo.

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UNA CARRIERA PIENA DI VITTORIE – Per chiunque lo allenasse, Scirea era un giocatore indispensabile. E infatti la sua classe fu premiata più volte sul campo, con tante soddistazioni tradotte in altrettanti titoli. Vincitore degli storici Mondiali del 1982 in Spagna, Gaetano fu il capitano della Juventus dal 1984 al 1988 e con la maglia bianconera conquistò tutto quello che poteva vincere: sette scudetti, una Coppa Uefa, una Supercoppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Coppa Intercontinentale e anche una Coppa dei Campioni, quel famigerato trofeo conquistato all’Heysel contro il Liverpool. In quell’occasione fu protagonista assoluto, perché in quel caso fu chiamato a parlare al microfono per raccomandare la calma ai tifosi italiani presenti allo stadio.

IL RICORDO DELLA JUVENTUS – Uomini così non possono che lasciare il segno. Quello di Scirea è indelebile: a lui è intitolato un premio giovanile, una delle curve dei tifosi della Juventus porta il suo nome e la stessa società non smette mai di ricordarlo. Anche questa volta, le parole pubblicate sul sito ufficiale sono toccanti. “Non passa anno da quel tragico 3 settembre di venticinque anni fa senza che la Juventus e il mondo del calcio italiano si fermino in raccoglimento per ricordare una delle più nobili figure della storia di questo sport: quella di Gaetano Scirea – si legge – Esempio di lealtà e correttezza in campo grazie alla classe cristallina di cui era dotato, che gli permetteva di ergersi tra gli avversari con eleganza e intelligenza (mai un’espulsione in carriera), fuori dal terreno di gioco è stato un modello di umanità e garbo, stimato da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e dalle generazioni future. “Gai” se ne andò nel 1989, a soli 36 anni, mentre era in Polonia per la sua Juve, ad osservare il prossimo avversario dei bianconeri in Coppa Uefa, il Gornig Zabrze. Nel 25° anniversario della sua scomparsa, la società e tutto il popolo bianconero si stringono a Mariella e Riccardo nel ricordo dell’indimenticabile campione”.

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