Sono passati 27 anni da quel tragico giorno, eppure il mondo del calcio non si dà pace e lo piange ancora. Gaetano Scirea se ne andò il 3 settembre del 1989, in un tragico incidente su una strada polacca, dove era andato da fare l’osservatore per la Juventus di cui era allenatore in seconda, sulla panchina insieme al suo grande amico Dino Zoff.
Appuntamento con il destino. Inutile stare a recriminare sui motivi dell’incidente: una squadra da visionare, il Gornik, di modeste proporzioni, eppure da non snobbare in quanto prossima avversaria della Juventus in Coppa Uefa; la fretta di dover prendere un aereo per rientrare; la fatalità di una strada da percorrere in auto quasi inservibile; l’errore umano al momento dell’incidente; la superficialità dell’autista nel trasportare delle taniche piene di benzina in macchina, taniche causa dell’incendio che non diede scampo né a Gaetano, né ad altre due persone… Una serie di fattori sfortunati che farebbero dire ai più fatalisti che quello era proprio il suo momento.
Amato da tutti. Eppure non può essere il momento giusto per morire per un uomo di 36 anni, con una moglie e un bimbo piccolo. E soprattutto non può essere il momento giusto per un uomo così. Di solito la morte ci rende miracolosamente migliori e anche le persone più criticate in vita riescono a trovare dopo il trapasso chi ricorda di loro pregi, virtù e bei momenti condivisi. Per Scirea non fu necessario il tacito processo di beatificazione che prima o poi tocca a tutti: questo perché anche quand’era vivo tutti parlavano bene di lui. Lo amava sia chi lo conosceva personalmente, sia chi lo conosceva di riflesso da quello che allora i media potevano offrire.
Come nella vita così sul campo. Scirea se n’è andato in silenzio come aveva vissuto. Per morire, è finito lontano da casa, quella casa dove tutti i suoi connazionali lo apprezzavano per la sua riservatezza, la sua pacatezza e le innumerevoli altre doti che chi lo conosceva bene ha sempre decantato: Gaetano era infatti un uomo semplice, ma dotato di grande profondità, sensibile, estremamente buono nell’animo, leale, corretto e dotato di buon senso non comune. Parlava poco, ma a detta di tutti non lo faceva mai a sproposito. Eppure, nonostante sembrasse schivo, non era ombroso, ma anzi era una persona serena e che amava ridere. Chi non aveva potuto conoscerlo di persona, lo valutava per com’era sul campo: un esempio di correttezza. Difensore elegante e versatile, interpretava il ruolo di libero con autorevolezza e dando grande sicurezza sul campo. Tecnicamente era bravo, talmente bravo da essere capace di interventi mirati senza fare male all’avversario. Ecco perché in carriera non fu mai espulso, caratteristica più unica che rara per un giocatore nel suo ruolo.
La carriera piena di vittorie. Per chiunque lo allenasse, Scirea era un giocatore indispensabile. E infatti la sua classe fu premiata più volte sul campo, con tante soddistazioni tradotte in altrettanti titoli. Vincitore degli storici Mondiali del 1982 in Spagna, Gaetano fu il capitano della Juventus dal 1984 al 1988 e con la maglia bianconera conquistò tutto quello che poteva vincere: sette scudetti, una Coppa Uefa, una Supercoppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Coppa Intercontinentale e anche una Coppa dei Campioni, quel famigerato trofeo conquistato all’Heysel contro il Liverpool. In quell’occasione fu protagonista assoluto, perché in quel caso fu chiamato a parlare al microfono per raccomandare la calma ai tifosi italiani presenti allo stadio.
Il ricordo della Juventus. Ci sono giorni che segnano indelebilmente la memoria di qualsiasi appassionato di sport. Da un lato ci sono le date delle grandi vittorie, dei momenti più esaltanti. Dall’altro, purtroppo, ci sono quei giorni in cui senti che hai perso qualcosa. E continui a sentirlo, anche a distanza di 27 anni. È proprio ciò che accade a qualsiasi tifoso bianconero quando pensa alla scomparsa di Gaetano Scirea, che se ne andava esattamente il 3 settembre 1989. Sono passate quasi tre decadi, ma la sensazione di mancanza profonda è viva, come se fosse successo un mese fa. Quella domenica di settembre la ricordiamo bene, fin troppo bene: Scirea era inPolonia, dove era andato a visionare l’avversario che attendeva la Juventus in Coppa UEFA, il Gornik Zabrze. Pioveva, molto, in Polonia: un incidente stradale gli fu fatale. Quel giorno il calcio italiano perse un Campione del Mondo, lo sport uno dei suoi rappresentanti più illustri, e tutti noi, soprattutto, perdemmo un grande uomo. Calciatore dalla classe infinita e dai modi forti e gentili allo stesso tempo, Scirea era diventato quasi naturalmente un esempio di correttezza, di valori sani legati allo sport. Da quel giorno siamo tutti un po’ più soli, Gai, ma una cosa è certa. Il popolobianconero, che oggi si stringe attorno a Mariella e Riccardo, non ti dimentica e non ti dimenticherà mai”.
Ciao Gaetano: Scirea moriva 27 anni fa
Una tragica morte che il mondo del calcio ancora rimpiange: era il 3 settembre 1989 quando il capitano della Juventus morì in un tragico incidente
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globalist Modifica articolo
3 Settembre 2016 - 11.20
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