Beppe Grillo dice che il razzismo non esiste. Eppure basterebbe mettere il nasino fuori dagli alberghi a 5 stelle per capirlo.
Ad esempio è bastata la vittoria dell’italianissimo Mahmood, colpevole di avere un padre egiziano e (forse) di non essere biondo, che si è levata un’ondata di scudi contro l’islamizzazione dell’Italia e stupidaggini del genere.
Premesso che Mahmood è cristiano e battezzato (ma anche se fosse stato ebreo, induista, musulmano, buddista sarebbe stato lo stesso) per i numerosi ultras fascisti che tifano per la Roma evidentemente le origini egiziane sono qualcosa di inqualificabile. Così il nuovo bersaglio degli insulti è cambiato. Così prima del derby è apparsa nelle vicinanze dell’Olimpico uno striscione con la scritta “Laziale Mahmood”.
Evidentemente il veleno e il fango gettato dopo Sanremo ha fatto effetto.
E ad ogni modo – per inciso – quella che per questi razzistelli è un’offesa, per una persona con un minimo di cervello è un complimento. Perché parliamo di un cantante dai modi gentili, con materia grigia e non aria nel cervello, che si è fatto da solo, ha lavorato e si è guadagnato uno spazio nella musica.