Quando l’Italia fu costretta a rinunciare all’azzurro per il nero di Mussolini
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Quando l’Italia fu costretta a rinunciare all’azzurro per il nero di Mussolini

Nei mondiali del 1938 che si giocarono nella Francia piena di esuli italiani antifascisti il Duce volle sfruttare l'occasione per fare propaganda al regime

L'Italia con la maglia nera ai Mondiali dl 1938
L'Italia con la maglia nera ai Mondiali dl 1938
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Giancarlo Governi Modifica articolo

12 Ottobre 2019 - 13.41


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Gli azzurri, come vengono chiamati da sempre i giocatori della Nazionale italiana, questa sera giocheranno in maglia verde, per una imposizione dello sponsor tecnico, la tedesca Puma, che versa tanti soldi alla Federazione calcistica. E’ una cosa che ci indigna ma dobbiamo considerarla come un segno dei tempi dove per il denaro si passa sopra a tutto, anche alla Storia e alla Memoria.
Il colore azzurro fu adottato nel 1911 alla seconda partita, mentre per la prima si scelse un non colore come il bianco che però rimase come seconda maglia, con i pantaloncini azzurri. La scelta dell’azzurro fu in omaggio alla casa Savoia regnante e azzurro è sempre stato fino a oggi. O, meglio, ci furono due eccezioni eclatanti in periodo fascista al Mondiale del 1938, che si giocò in Francia, a casa degli odiati francesi contro cui due anni dopo entreremo addirittura in guerra, a punire la Francia democratica che aveva dato rifugio agli antifascisti italiani.
E Mussolini ne approfittò per fare dell’avvenimento sportivo un motivo di propaganda. Il mondiale ebbe molte defezioni, alcune, come l’Argentina che avrebbe voluto ospitarlo lei, per motivi logistici, altre come la forte Austria che era stata cancellata come nazione in quanto annessa con la forza dalla Germania di Hitler, o come la altrettanto forte Spagna in cui infuriava ancora la guerra civile.  La Germania scelse molti giocatori della annessa Austria tra cui il famoso Sindelar, detto “carta velina”, il quale si rifiutò di indossare la maglia di Hitler. Sindelar un anno dopo fu trovato morto a casa sua, “suicidato” con il gas insieme alla sua compagna ebrea.
La prima partita l’Italia la gioca contro la Norvegia a Marsiglia dove c’è la più alta concentrazione di rital (refugé italien), tra cui anche la famiglia di Ivo Livi che diventerà Yves Montand, che hanno lasciato l’Italia per sfuggire al regime fascista. E Mussolini ordina alla nazionale di scendere in campo non in azzurro bensì con la maglia nera fascista, condita con il saluto romano di ordinanza.
A Parigi, nella semifinale contro la Francia che indossa la maglia blu, l’Italia deve indossare una divisa “di cortesia”, che è per la seconda volta la maglia nera fascista.
L’Italia vinse quel mondiale grazie a giocatori fortissimi come Piola e Meazza, per ricordare soltanto i più famosi,  ma quel gesto di sfida non portò bene alla Nazione che due anni dopo sarà coinvolta nella seconda guerra mondiale.
In quell’anno, il 1938, partecipava al Tour ciclistico di Francia, Gino Bartali. Quale occasione migliore per fare l’en plain di sfida ai francesi? Bartali quel Tour lo vinse alla grande ma a Parigi in maglia gialla, anziché dedicare la sua vittoria al duce, la dedicò a Maria Santissima del Carmelo.

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