Per la seconda volta consecutiva l’Italia non prenderà parte ai Campionati del Mondo di calcio che verranno disputati nel 2022 in Qatar. È la prima volta che la nostra Nazionale fallisce questo obiettivo per due edizioni consecutive e la sensazione è che sia giunto il momento di cambiare mentalità, metodo di lavoro e prospettive.
Senso di appagamento e poco talento alla base del fallimento
La vittoria dei Campionati Europei, giunta questa estate, ci aveva illuso che di colpo tutti i problemi che affliggono il nostro calcio da più di un decennio fossero stati risolti. Una dolce illusione, però, che è durata troppo poco. Il dramma si è consumato nella notte di Palermo quando gli azzurri sono capitolati sotto i colpi di una modesta ma stoica Macedonia del Nord: di certo un avversario alla nostra portata, ma che per mille motivi non siamo riusciti a battere. L’impressione diffusa è che questa squadra, da un lato si sia sentita appagata dal successo continentale, mentre dall’altro abbia pagato a carissimo prezzo la cronica mancanza di talento che affligge il nostro calcio da più di 10 anni. Il successo agli Europei era maturato sì grazie alla forza del gruppo, ma anche grazie alle straordinarie prestazioni di Spinazzola e Chiesa – entrambi assenti a Palermo per infortunio – che sono di gran lunga i giocatori con la maggiore vocazione internazionale all’interno del gruppo azzurro. Per la seconda volta di fila non prenderemo quindi parte ai prossimi Mondiali, in una competizione su cui saranno disponibili anche le scommesse Italia live e che ancora una volta vede i campioni in carica della Francia come la squadra da battere, in compagnia di Brasile, Argentina e della Spagna che, grazie ai suoi talenti, sta tornando a fare paura a tutti.
Da dove bisogna ripartire?
Ripartire dal successo agli Europei sarebbe un clamoroso errore per un plurimo ordine di motivi. Ripartire dai nuovi talenti sembra essere l’unica soluzione percorribile anche se per la verità gli atleti pronti per la Nazionale sono davvero pochi. Oltre a Zaniolo, Scamacca, Raspadori e Chiesa, il nostro calcio negli ultimi anni non è riuscito a produrre dei calciatori in grado di fare la differenza a livello europeo e tale condizione non pare risolvibile nell’immediato. Le squadre di Serie A e di Serie B si affidano sempre meno ai prodotti del proprio vivaio che spesso sono costretti a cercare fortuna nelle serie minori per farsi le ossa. Negli altri Paesi, invece, i prodotti del vivaio trovano spazio in prima squadra sin da subito e sono messi in condizione di migliorare e crescere già ad altissimi livelli.
Urge un cambio di rotta immediato per evitare che tra quattro anni saremo di nuovo qui a piangerci addosso per la mancata qualificazione ai Mondiali del 2026. Il calcio sta cambiando ed è cambiato a una velocità maggiore di quanto avremmo immaginato pochi anni fa; abbiamo insomma, un disperato bisogno di adeguarci a questi cambiamenti. Prima lo faremo e prima usciremo da un momento difficile che, però, perdura da troppo tempo e che non è facilmente risolvibile nell’immediato.