Tam Tam basket, la testimonianza di uno dei ragazzi: "Avevo chiesto a mia madre di poter diventare bianco"

Al Festival del Cinema di Castel Volturno, lunedì 24 ottobre è stato girato un video della presentazione del docufilm dedicato alla storia della squadra di pallacanestro di Castel Volturno, intitolato “Tam Tam basket the dream team”

Tam Tam basket, la testimonianza di uno dei ragazzi: "Avevo chiesto a mia madre di poter diventare bianco"
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Michele Anzaldi Modifica articolo

26 Ottobre 2022 - 14.37


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Alcuni amici che hanno partecipato all’inaugurazione del Festival del Cinema di Castel Volturno, lunedì 24 ottobre, mi hanno inviato un breve video della presentazione del docufilm dedicato alla storia della squadra di pallacanestro di Castel Volturno, intitolato “Tam Tam basket the dream team” e realizzato per Al Jazeera dal regista Mohamed Kenawi. Di quella presentazione mi ha colpito in particolare l’intervento di uno dei giovani che tanti anni fa iniziò a giocare a basket grazie alla squadra messa su dal coach Massimo Antonelli, in una realtà difficile come Castel Volturno. Dal video, che è possibile vedere di seguito, emerge la grande difficoltà per un ragazzo di colore a crescere in quella realtà, tanto che il giovane a un certo punto chiede alla mamma di cambiare colore della pelle.

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Senza riaprire il discorso sullo Ius Scholae, lo Ius Culturae e lo Ius sportivo, sui quali tante parole vane sono state pronunciate in questi anni, l’intervento di quel giovane mi ha fatto ricordare una bella intervista a Don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile di Milano Beccaria, pubblicata su Repubblica lo scorso 8 ottobre, in merito alle violente guerre tra rapper armati in città.


Ecco alcuni dei passaggi su cui noi cittadini, la politica e il Governo dovremmo riflettere con attenzione: “Nella storia di questi due ragazzi l’intervento dello Stato e dei Servizi Sociali non c’ è stato, e se c’è stato non ha sortito gli effetti attesi”; “Loro lo vivono come un accanimento delle istituzioni, io continuerò ad accompagnarli nel loro cammino di rinascita, senza aspettarmi cambiamenti improvvisi e redenzioni miracolose”.

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Tutti questi segnali dovrebbero suonarci come ben più di un campanello di allarme. Se non cambiamo ed iniziamo una politica vera di integrazione, le nostre ricche società rischiano di scivolare verso i gravi problemi sociali che già altre capitali europee hanno subito. Intanto un grazie sentito ai tanti Don Burgio e coach Antonelli d’Italia.

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