Da una parte i ricchi e gli sfruttatori, dall’altra i diseredati che per realizzare i mondiali sono stati schiavizzati, mal pagati o non pagati affatto e non raramente sono morti o sono rimasti mutilati ma senza alcuna assistenza.
Numerose organizzazioni nepalesi hanno firmato una lettera aperta al presidente della Fifa, Gianni Infantino, per esortarlo a intervenire per fare in modo che siano risarciti i lavoratori nepalesi impegnati nella costruzione degli stadi in Qatar e non pagati, così come le famiglie degli operai morti nei cantieri.
Il messaggio – come riferisce il The Himalayan Times – è stato stampato su cartelloni affissi in tutta Kathmandu, compreso l’aeroporto internazionale di Tribhuvani. Nella missiva si evidenzia come i lavoratori nepalesi rientrati in patria non possano accedere a un fondo di compensazione istituito dal Qatar nel 2018 per rimborsare i salari non pagati, e come le famiglie delle vittime del lavoro non possano ricevere un risarcimento se la causa della morte del loro parente non viene accertata.
«C’è un enorme pericolo che quando verrà fischiato il fischio finale della Coppa del Mondo, il sacrificio di così tanti lavoratori migranti venga dimenticato e le loro richieste di giustizia e risarcimento ignorate. Se la Fifa vuole mostrare rispetto verso le persone che hanno reso possibile questo torneo, Gianni Infantino dovrebbe garantire che i lavoratori e le loro famiglie siano ricompensati. Le loro richieste non devono più essere respinte», ha affermato Nirajan Thapaliya, direttore di AI Nepal.
Secondo Amnesty International Nepal, circa 400.000 lavoratori nepalesi sono stati impiegati in vari settori in Qatar e hanno anche svolto un ruolo fondamentale nella costruzione delle infrastrutture necessarie per ospitare la Coppa del Mondo2022.