Ho avuto solo una maglia della mia squadra, la Lazio, con il numero dietro. Il numero è 11.
Undici era il numero di Sinisa. Per Sinisa ho scritto un pezzo di rabbia e passione, nel momento dell’addio, intitolato “Serbo rancore”. Il rancore era il mio, ovviamente. Non mi sono mai divertita tanto a vedere un giocatore battere le punizioni come lui mentre lo stadio cantava “E se tira Sinisa, e se tira Sinisa è gol”. Riusciva a far girare la palla lungo traiettorie impossibili, la infilava in angoli impensabili, poi faceva festa a modo suo, la sua privata festa di figlio di una terra spezzata. Testa matta Sinisa e la tigre Arkan, certo, ma anche uno che menava quando lo chiamavano “zingaro di merda”. Mi dispiace da piangere.
Sinisa, figlio di una terra spezzata che ci faceva sognare
Il ricordo di Sinisa Mihajlovic nelle parole di Daniela Amenta, giornalista e tifosa della Lazio.
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Daniela Amenta Modifica articolo
16 Dicembre 2022 - 15.58
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