Sinisa, figlio di una terra spezzata che ci faceva sognare

Il ricordo di Sinisa Mihajlovic nelle parole di Daniela Amenta, giornalista e tifosa della Lazio.

Sinisa, figlio di una terra spezzata che ci faceva sognare
Sinisa Mihajlovic
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Daniela Amenta Modifica articolo

16 Dicembre 2022 - 15.58


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Ho avuto solo una maglia della mia squadra, la Lazio, con il numero dietro. Il numero è 11.
Undici era il numero di Sinisa. Per Sinisa ho scritto un pezzo di rabbia e passione, nel momento dell’addio, intitolato “Serbo rancore”. Il rancore era il mio, ovviamente. Non mi sono mai divertita tanto a vedere un giocatore battere le punizioni come lui mentre lo stadio cantava “E se tira Sinisa, e se tira Sinisa è gol”. Riusciva a far girare la palla lungo traiettorie impossibili, la infilava in angoli impensabili, poi faceva festa a modo suo, la sua privata festa di figlio di una terra spezzata. Testa matta Sinisa e la tigre Arkan, certo, ma anche uno che menava quando lo chiamavano “zingaro di merda”. Mi dispiace da piangere.

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