Il sospetto è che tante società abbiano usato gli stessi metodi e allora perché solo la Juvenus? E infatti la che tanti si fanno è: “perché è stata punita soltanto la Juve?”.
Dopo la pubblicazione delle motivazioni che hanno spinto la Corte Federale d’Appello della Figc a stangare così pesantemente i bianconeri assolvendo invece tutte le altre società coinvolte, capiremo molto di più. Qualcosa si può già intuire leggendo la richiesta di condanna dell’accusa (poi addirittura aggravata nella sentenza) capeggiata dal procuratore Giuseppe Chiné ma anche leggendo il comunicato degli avvocati difensori bianconeri che, in buona sostanza, parlano di “disparità” e puntano, evidentemente, a smantellare la tesi del “sistema Juve”.
Proprio l’atteggiamento, appunto, sistematico dei dirigenti bianconeri e il ricorso costante a plusvalenze più o meno reali avrebbero infatti indotto la Corte Federale d’Appello a contestare ai bianconeri la violazione dell’articolo 4, vale a dire quello che prevede che si debbano osservare “i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva” e che include la “penalizzazione di uno o più punti in classifica”.
Non si parla della supervalutazione di uno o più giocatori – già considerata complicata da stabilire nella precedente sentenza di assoluzione -, quanto di un atteggiamento abituale, un “sistema”, che di fatto distanzia i bianconeri dagli altri club coinvolti. I quali, per inciso, non possono ancora sentirsi del tutto al sicuro perché, sia chiaro, questo non è che il primo passo di un’indagine che si allargherà ad altri processi.
A dimostrare l’esistenza di un sistema ci sono, tra l’altro, una lunga serie di intercettazioni che, secondo l’accusa ed evidentemente anche la Corte Federale, rappresenterebbero idelle confessioni vere e proprie. In particolare sono almeno due le telefonate “pericolose”.
Quella intercorsa tra Andrea Agnelli e John Elkan (6 settembre 2021) in cui il presidente bianconero dice chiaramente: “Abbiamo fatto un ricorso eccessivo allo strumento delle plusvalenze. Se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato, questo è un dato di fatto”. E quella (3 settembre 2021) tra Maurizio Arrivabene e lo stesso Agnelli in cui il primo spiega che “l’aumento di capitale non è servito ad andare sul mercato, ma a coprire una situazione estremamente negativa dal punto di vista finanziario”, mentre il secondo chiarisce che “non è solo il Covid e questo lo sappiamo bene, perché noi abbiamo due elementi fondamentali: da un lato il Covid, ma dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti ma soprattutto la merda… perché è tutta la merda che sta sotto, che non si può dire”.
A queste parole, che l’accusa considera vere e proprie confessioni, si aggiunge quanto scritto nel “libro nero di Paratici” dove alla domanda “come siamo arrivati fino a qui?” si legge la risposta di Cherubini: “Acquisti senza senso e investimenti fuori portata” e anche “l’utilizzo di plusvalenze artificiali”.
Le plusvalenze dichiaratamente artificiali – secondo l’accusa – scaverebbero il solco tra il comportamento della Juve e quello degli altri club coinvolti. Se la domanda del popolo bianconero è “perché solo noi visto che le plusvalenze non le facevamo da soli”, questa è di fatto anche la linea difensiva, per ora solamente abbozzata proprio in attesa delle motivazioni della sentenza. Il “così fan tutte” è il punto di partenza per considerare i 15 punti di penalizzazione una chiara disparità di giudizio rispetto agli altri club coinvolti e assolti. Demolire l’ipotesi di sistema, insieme al tentativo di trovare un vizio di forma che convinca il Collegio di Garanzia dello Sport a rispedire alla Corte Federale d’Appello il processo è il principale appiglio della difesa. Entro un mese scopriremo se sarà sufficiente a salvare i bianconeri oppure no.
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