La lotta al razzismo del calcio italiano è spesso accompagnata da un’ondata di ipocrisia e superficialità che farebbe cascare le braccia anche a Ghandi. Provvedimenti iniqui e sommari contro una moltitudine di persone per colpa di qualche decina di razzisti, spesso vedono il contraltare in clamorosi casi di discriminazione e insulto razziale messi, comodamente, sotto il tappeto.
L’ultimo lampante esempio è quello di Roma – Bologna, con gran parte della Curva Sud giallorossa che ha intonato il coro “sei uno zingaro” nei confronti di Oussama El Azzouzi, calciatore marocchino dei rossoblu, ‘reo’ di aver segnato ed esultato nei pressi del settore più popolare occupato dai romanisti.
Come riportato dal tweet del giornalista Giovanni Capuano, nonostante il coro fosse chiaro e cantato da migliaia di persone, dell’accaduto non c’è traccia sull’ultimo dispositivo del giudice sportivo, che ha così lasciato cadere nel silenzio il becero insulto razzista rivolto nei confronti del calciatore nordafricano. La lotta al razzismo deve essere reale e senza quartiere, altrimenti il rischio è quello che venga strumentalizzata e usata come clava politica, da usare inopinatamente solo in talune – e di comodo – circostanze.
Argomenti: Calcio