La resistenza è arcobaleno. Il movimento è plurale. E questa è una ricchezza da preservare. Ma pluralità non è sinonimo di ambiguità di comportamenti incoerenti tra piazza e scelte parlamentari. A Roma è nata l’opposizione al Governo dei blocchi navali, della guerra alle Ong, dei decreti anti-raduni. Le agenzie stampa sono piene di dichiarazioni dei leader politici presenti alla manifestazione di Roma, da Letta a Conte, da Fratoianni a Bonelli, al segretario della Cgil Landini. Lasciamo ad altri l’esegesi delle dichiarazioni, l’interpretazione fuori dall’ufficialità dei messaggi lanciati, la misurazione dell’applausometro. Non è questo il messaggio forte dei centomila di Roma. Il messaggio è un altro. Il movimento c’è. Quel che manca è una rappresentanza politica alla sua altezza. All’altezza di un mondo solidale che dice, con Papa Francesco, che la guerra non si batte con la guerra, che un mondo più armato è un mondo meno sicuro, E’ il mondo delle oltre cinquecento organizzazioni che hanno promosso la manifestazione di Roma. Una manifestazione consapevole. Un mondo che chiede, esige coerenza da quei leader politici che hanno sfilato a Roma.
La pace è giusta, non la guerra
“Siamo tantissimi per chiedere il cessate il fuoco”, dice dal palco di piazza San Giovanni Sergio Bassoli di Rete pace e disarmo, tra gli organizzatori della manifestazione. “Purtroppo a 8 mesi dall’aggressione russa siamo ancora qua. Noi, il popolo della pace, continuiamo a sostenere la popolazione ucraina e tutte le vittime delle guerre. Ma non basta. Chiediamo lo stop immediato, i negoziati di pace tra Mosca e Kiev”.
Alla manifestazione nazionale di Roma per chiedere lo stop della guerra in Ucraina ci sono anche sacerdoti. In marcia, spedito nonostante i suoi 84 anni, c’è padre Alex Zanotelli, missionario pacifista che molto si è speso per questa manifestazione anche se, spiega chi gli sta accanto con tanta amarezza, “non lo lasceranno parlare sul palco”. Lui continua a marciare spedito, va avanti. Dice all’Adnkronos: “Sono contento di essere qui, questa è una piazza molto bella, molto partecipata, c’è tantissima gente . Ci sono persone adulte, anche anziani, ma pure tantissimi giovani perché toccherà a loro cambiare tutto se vogliamo sopravvivere su questo pianeta. Avevo detto che sarei intervenuto ma che non ci dovevano essere bandierine di partito, e non ci sono”. In piazza a Roma c’è anche un frate francescano, padre Enzo Fortunato che all’Adnkronos osserva: ” Non vedo divisioni ma una Italia unita per la pace. Simbolicamente è come essere a Mosca e a Kiev”. Padre Zanotelli, mentre cammina, non nasconde il suo disappunto per le due piazze, oggi si manifesta anche a Milano. “Sono rimasto male nel vedere che ci sono due piazze. Abbiamo fatto di tutto perché fosse questa di Roma la manifestazione nazionale. Brutto vedere un’altra piazza che poi si apre con Calenda: in un momento così grave non è accettabile”. Padre Zanotelli procede e guarda avanti, a quel che potrà nascere dalla piazza di Roma: “Mi auguro che da qui parta un grande movimento popolare contro le armi, la guerra, perché il popolo italiano non ne vuole sapere di quel che sta avvenendo e in tanti sono qui oggi per chiedere di fermare la guerra in Ucraina“.
E’ quanto ribadisce dal palco Flavio Lotti, coordinatore della marcia PerugiAssisi.
“Da 9 mesi ci ripetono che dobbiamo fare la guerra alla guerra.
La storia degli ultimi vent’anni di guerre ci insegna che la guerra è incapace di risolvere i problemi. La guerra li aggrava, li moltiplica, li estende. Ci dicono che dobbiamo continuare a fare la guerra fino alla vittoria. Ma la vittoria non porta mai alla pace. Men che meno quando in campo c’è una delle più grandi potenze nucleari. L’illusione della vittoria ci sta trascinando dentro a una guerra senza fine, all’escalation dell’orrore, all’apocalisse atomica. Questa manifestazione, come la Marcia PerugiAssisi del 24 aprile, è un atto di grande coraggio perché pretende di parlare a chi, ancora, si ostina a non voler ascoltare.
[…]Nelle prossime settimane, il Parlamento e il Governo dovranno prendere importanti decisioni politiche ed economiche e noi, oggi, chiediamo due cose precise e concrete:
La prima. L’avvio di una seria iniziativa politica per fermare l’escalation della guerra.
La seconda. Il taglio delle spese militari per aiutare le persone impoverite dalla guerra e dalle sue tragiche conseguenze. Prima le persone, poi le bombe.
Questa non è solo una manifestazione contro la guerra e la corsa al riarmo. E’ una manifestazione per la vita delle persone, per la dignità delle persone, per la libertà e i diritti fondamentali delle persone.[…] Noi vogliamo che i nostri soldi, i soldi delle nostre tasse, siano spesi per la vita, non per la morte. Per aiutare chi non ce la fa, soccorrere chi è in difficoltà, proteggere chi è minacciato, nutrire chi è affamato e assetato, curare chi è ammalato, sostenere chi è fragile, educare chi deve crescere, ridurre le disuguaglianze, preservare i beni comuni, salvare la nostra umanità e il nostro pianeta. Noi vogliamo la cura non le bombe!
Insieme con papa Francesco ripetiamo: La pace non piove dall’alto. La pace va costruita e tutti noi abbiamo la responsabilità di fare la pace. Ma non da soli! Insieme!
Insieme! Restiamo assieme! Continuano a camminare assieme!”.
«I nostri volontari — dicono dal movimento Stop the war — sono al fronte e nei rifugi con Maxim, Olga, Ludmilla e altri fratelli che ci hanno chiesto di restare con loro». Forte l’impegno per fornire assistenza psicologica e acqua potabile.
La pace è possibile”. Lo dice alto e forte Don Luigi Ciotti dal palco della manifestazione per la pace a piazza San Giovanni in Laterano. “Quando nel 1982, profeta, disse di essere preoccupato di un’Europa sempre più cassa comune invece di casa comune, un’Europa sempre più di mercanti che di fratelli – ha detto – ToninoBello disse anche di essere malati di pace. Perché la malattia della pace, è davvero una patologia che auguro a tutti e dalla quale non bisogna guarire perché è la malattia che ci rende più umani”. “Auguro a me e a voi di essere sempre accompagnati dai dubbi, che sono porte aperte al confronto, al dialogo“dice. . Ciotti ha poi invitato a diffidare “delle coscienze pacificate, sedute sulle loro certezze nell’incoscienza dei propri limiti“. “Diffidiamo dei neutrali, troppi sono i neutrali nel nostro paese , diffidiamo dei più pericolosi che sono i mormoranti. Sono quelli che stanno sempre zitti, ma poi dissonanti che in altri luoghi giudicano, insultano e non fanno nulla. Le coscienze pacificate sono le madri dei conflitti”. E poi i numeri: “Nel mondo 828 milioni è il dato delle persone che soffrono la fame, 67 i paesi in guerra, i muri nel mondo sono 70, altri 7 in costruzione, l’acqua potabile è il 2% sul pianeta e 4 miliardi di persone hanno poco accesso all’acqua. Con questi numeri le mafie fanno le nozze perché vivono sui conflitti e le armi». Infine: “L’immigrazione non è reato, il diritto alla vita è fondamentale”.
Dal palco, si sono alternati gli interventi che hanno rilanciato il messaggio promosso dalla manifestazione, iniziando da Francesca Giuliani per Sbilanciamoci, Raffaella Bolini di Arci, Rossella Miccio di Emergency e Associazione Ong italiane, Gianfranco Pagliarulo per Anpi, Emiliano Manfredonia di Acli, Sergio Bassoli di Rete italiana pace disarmo, Flavio Lotti della Tavola della pace e Comitato promotore Marcia PerugiAssisi, Giuseppe De Marzo di Rete dei Numeri pari, Gianpiero Cofano di Stop the war now, Francesco Scoppola per l’Agesci, don Luigi Ciotti di Libera, Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, Maurizio Landini della Cgil ed altri ancora come ad esempio Nicolas Marzolino, giovane ferito da un ordigno inesploso e consigliere dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, che ha messo in evidenza l’impatto devastante a lungo termine delle guerre e delle armi. Prima degli interventi però dai monitor sono stati rilanciati i video testimonianza di Katrin Cheshire, attivista del Movimento pacifista ucraino, e Alexander Belik, coordinatore del Movimento degli obiettori di coscienza russi, assieme alla lettura del messaggio di Setsuko Thurlow, sopravvissuta di Hiroshima.
Li abbiamo voluti elencare tutti perché sono loro a dare voce, corpo e anima ai centomila. “Chiediamo all’Italia di ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari non solo per impedire la logica del riarmo, ma perché siamo consapevoli che l’umanità può essere distrutta. Dio, il cui nome è sempre quello di pace, liberi i cuori dall’odio e ispiri scelte di pace, soprattutto in chi ha la responsabilità di quello che sta accadendo. Nulla è perduto con la pace. L’uomo di pace è sempre benedetto e diventa una benedizione per gli altri”.È questo un passaggio del messaggio del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, letto all’inizio degli interventi in piazza San Giovanni. Quel messaggio fa vivere nella piazza il vero Leader del pacifismo globale: Papa Francesco.
In visita in Bahrein, il Pontefice ha spiegato che “tutti gli strumenti e la tecnologia che la modernità ci offre non bastano a rendere il mondo pacifico e fraterno” considerando che “i venti di guerra non si placano con il progresso tecnico”. E’ questa, infatti, “la sfida di oggi per vincere domani, la sfida delle nostre società, sempre più globalizzate e multiculturali”, ha aggiunto Papa Francesco.
Il Papa ha chiesto ai giovani di “reagire” e di non “avallare” guerre e conflitti. “Vivere da fratelli e sorelle – ha sottolineato Papa Francesco – è la vocazione universale affidata a ogni creatura. Voi giovani, soprattutto voi, davanti alla tendenza dominante di restare indifferenti e mostrarsi insofferenti agli altri, addirittura di avallare guerre e conflitti, siete chiamati a reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Le parole non bastano: c’è bisogno di gesti concreti portati avanti nel quotidiano”, ha spiegato.
“Constatiamo con tristezza che in molte regioni le tensioni e le minacce aumentano, e a volte divampano nei conflitti”, incontrando i giovani durante la sua visita in Bahrein. “Ma ciò spesso accade perché non si lavora sul cuore, perché si lasciano dilatare le distanze nei riguardi degli altri, e così le differenze etniche, culturali, religiose e di altro genere diventano problemi e paure che isolano anziché opportunità per crescere insieme. E quando sembrano più forti della fraternità che ci lega, si rischia lo scontro”, ha osservato il Pontefice.
Papa Francesco ha poi lanciato un appello ai circa ottocento ragazzi che partecipano all’incontro alla scuola del Sacro Cuore: “A voi giovani, che siete più diretti e più capaci nel generare contatti e amicizie, superando i pregiudizi e gli steccati ideologici, vorrei dire: siate seminatori di fraternità e sarete raccoglitori di futuro, perché il mondo avrà futuro solo nella fraternità”.
Parla ai giovani del mondo, Francesco. A quelli che lo ascoltano in Bahrein e ai giovani che animano piazza San Giovanni. Il suo è un messaggio universale.
La manifestazione di Roma si è conclusa intorto alle ore 17 con lo stesso grido che l’ha aperta: “Questa guerra va fermata subito. Basta sofferenze! L’Italia, l’Unione europea, gli Stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato. È urgente lavorare ad una soluzione politica del conflitto, mettendo in campo tutte le risorse ed i mezzi della diplomazia, al fine di far prevalere il rispetto del Diritto internazionale, portando al tavolo del negoziato i rappresentanti dei governi di Ucraina e Russia”.
Il movimento ha parlato. Letta, Conte, Fratoianni, Bonelli hanno ascoltato. Avranno recepito il messaggio?