Ero straniero e mi avete accolto: ricordiamolo a chi si ciba di egoismo, odio e razzismo

Il soccorrere gli altri, in genere, è una fatica immane. Una complessità di fattori ci può avvicinare agli altri, e ai loro bisogni, come, al tempo stesso ci può allontanare. Amore o odio, accoglienza o razzismo, generosità o avarizia

Ero straniero e mi avete accolto: ricordiamolo a chi si ciba di egoismo, odio e razzismo
Migranti
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

25 Novembre 2023 - 22.23


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Il Vangelo odierno: Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». (Mt 25, 31-46 – Cristo Re-A).

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E’ un re strano Gesù Cristo. Ma questo lo sappiamo già per altri motivi. La pagina di oggi acuisce questa “stranezza”. Alla base i suoi interlocutori, di una parte o dell’altra, hanno ragione nel chiedersi quando mai hanno visto il loro re “affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere”, ma quando? E che re sarebbe se fosse in queste condizioni? Eppure è così. Il Re dei popoli, il Re dell’universo vuole essere riconosciuto e accolto negli ultimi e nei poveri: affamati o assetati o stranieri o migranti o nudi o malati o in carcere. Capiremo un giorno questo passo? Si, forse con la testa si, ma col cuore no; perché le nostre emozioni difficilmente vanno verso chi ha bisogno.

Il soccorrere gli altri, in genere, è una fatica immane. Una complessità di fattori ci può avvicinare agli altri, e ai loro bisogni, come, al tempo stesso ci può allontanare. Amore o odio, accoglienza o razzismo, generosità o avarizia, simpatia o paura degli altri, sembrano combattere in noi continuamente. Essere come La Pira o madre Teresa è il frutto di un lungo cammino. Da dove iniziare? Scrive Agostino: “Comincia ad uscire chi comincia ad amare. E molti escono, sebbene di nascosto; e piedi di colore che escono sono gli affetti del loro cuore. L’importante è che escano da Babilonia. Che cosa significano «uscire da Babilonia»? Significa uscire dalla confusione…”. E ogni tempo ha le sue confusioni, le sue Babilonie. Elenchiamone alcune; opinioni che girano anche nei nostri ambienti cattolici: le discriminazioni sociali ed economiche ci saranno sempre, non possono essere debellate – non tocca a noi aiutare i poveri ma alle istituzioni – ci pensassero i ricchi a sfamarli – i migranti vanno aiutati nei loro Paesi e non qui – non hanno niente perché non vogliono lavorare – sono in fondo dei parassiti… e cosi via. Una serie interminabile di sciocchezze, luoghi comuni infondati, frammenti di verità in minestroni di idiozie che riempiono social, giornali, discorsi di alcuni ministri e politici, educatori e docenti, persino omelie e catechesi. Una Babilonia interiore ed esteriore, personale e sociale dal cui dobbiamo liberarci continuamente. Una Babilonia che alimenta aggressività e odio, che spesso degenerano in delitti orrendi.

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“Comincia ad uscire chi comincia ad amare. Incipit exire qui incipit amare”, insegna Agostino. Dobbiamo uscire prima di tutto da noi stessi (dai nostri  piccoli e grandi egoismi, razzismi, chiusure, rifiuti, avarizie e invidie). Dobbiamo uscire e aiutare quelli che ci sono affidati (piccoli, educandi, giovani, studenti), altrimenti i delitti più assurdi (e non) aumenteranno. Essi non si sconfiggono con la retorica dell’inasprimento delle pene e di un nuovo impegno delle istituzioni educative. Qui ci sono milioni di persone che si nutrono costantemente delle idiozie (di odio, razzismo e omofobia) di cui sopra. Non escono mai, sono chiusi in se stessi ermeticamente. Dovrebbe essere obbligatorio per tutti, bambini, giovani e adulti, un paio d’ore di volontariato a servizio di poveri ed ultimi. Allora impareremmo a uscire.

Usciremmo per andare verso dove? Chiediamolo a chi lo fa già e scopriremo molte cose. E capiremo anche perché il nostro Re è… cosi strano!  

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