L’incarnazione tra fede cristiana e laicità del Natale

Il Natale cristiano è Gesù che si incarna: il Figlio di Dio si fa carne e diventa uno come noi. E nel Natale laico chi o cosa si incarna? Un valore, un principio etico, un augurio, un desiderio, una speranza?

L’incarnazione tra fede cristiana e laicità del Natale
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Rocco D'Ambrosio Modifica articolo

24 Dicembre 2023 - 18.09


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Il Vangelo odierno: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 

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Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

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C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2, 1-14 – Natale).

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Nel 1954 Romano Guardini si chiedeva, in uno stupendo libretto (appena riedito: Natale e Capodanno. Pensieri per fare chiarezza, Morcelliana 2023): “Che cosa significa dunque Natale?”. Settant’anni dopo la domanda ha ancora più pregnanza perché a celebrare il Natale sono un po’ tutti dando ad esso il significato che vogliono. Già allora Guardini ne dava una precisa lista: “una festa dei doni scambiati, festa della famiglia o dei bambini, festa della luce rinata, festa del Salvatore che si fa carne, festa della pace”. Certo che festa è e ognuno è libero e va rispettato per il significato che da al Natale. E quindi, al di là del significato, bisogna solo augurarsi che sia una festa che faccia bene a chi la celebra e magari porti bene a chi è intorno, specie a chi non ha tanti mezzi per celebrarla; perché non ha doni, un pranzo migliore o un momento di relax condiviso.

Il Natale, direbbero i cristiani, è però nella pagina di Luca (2, 1-14 e paralleli): il Figlio di Dio si fa carne nel grembo della Vergine Maria, in un preciso momento storico, Maria e Giuseppe hanno cura di lui tra tante difficoltà, cielo e terra partecipano a questo evento, Egli è colui che si è fatto carne per ricondurci al Padre con la sua vita, morte e resurrezione, ma non tutti sono coinvolti da questo evento. O come, direbbe Giovanni, “Il Verbo di Dio venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (1, 11). 

Quindi abbiamo un Natale cristiano, che chi crede continua e celebrare, e un Natale scristianizzato che (forse) si basa sul detto crociano “non possiamo non dirci cristiani”. Certamente non è tempo di crociate, cioè di cristianizzazioni forzate; né di insensate proposte di presepi obbligatori in un Paese che è e resta laico, rispettando religioni, culture e tradizioni di tutti e cercando modi perché queste vivono la “convivialità delle differenze” (Tonino Bello).

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I due Natali sono due rette parallele? Si incontrano solo nell’infinito? Guardini sembra dare una risposta che può aiutarci a farli incontrare, non a confonderli, ma ad avviare un proficuo dialogo. Il tema, ovvero il nodo fondamentale è quello dell’Incarnazione. Il Natale cristiano è Gesù che si incarna: il Figlio di Dio si fa carne e diventa uno come noi. E nel Natale laico chi o cosa si incarna? Un valore, un principio etico, un augurio, un desiderio, una speranza? Non saprei rispondere bene, anche se ho ascoltato diverse e profonde riflessioni su questa “incarnazione laica”. 

L’incarnazione cristiana si scopre attraverso “segni”. Gli angeli dicono ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Mi chiedo quali i segni laici dell’incarnazione di “ciò che crede colui che non crede”, direbbe Carlo Maria Martini?

Di alcune cose sono certo e credo che valgano per tutti, cristiani e non. I “segni” non sono il nostro IO, sono in noi e attorno a noi, ma non si identificano con la nostra persona. I “segni” sono in ogni angolo di mondo e in ogni frangente di tempo, in ogni cultura e in ogni religione. I “segni” sono pienezza di umanità e mai la sua distruzione; sono dono e non avarizia; sono cura degli altri e non rifiuto di essi; sono responsabilità e non assoggettamento a denaro e poteri perversi. I “segni” sono una fatica e una gioia. Ma vale sempre la pena spendersi per essi. 

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Buon Natale!  

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